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Yoga Nidra, lo Yoga del sonno

È conosciuto come Yoga Nidra, lo Yoga del sonno. Ma è un sonno particolare quello che si sperimenta con questa pratica, in cui ci si sofferma a lungo in una sorta di Limbo sospesi tra coscienza ed incoscienza in uno stato quasi ipnotico di dormiveglia. 

Qui si possono affrontare tanti disturbi con una forte componente psicosomatica, come emicrania e cefalea, asma, ulcera e i malesseri da colon irritabile. Ma anche problemi del sonno. Sopratutto si possono piantare intenzioni in grado di radicare davvero nel profondo e germogliare nell’esistenza, portando grandi miglioramenti. 

Quella di Yoga Nidra è una pratica che riconduce al proprio sé più profondo, dove i cambiamenti sono possibili. Dopo una fase di attenta preparazione, il conduttore accompagna con la voce l’attenzione della persona lungo le diverse parti del corpo in una successione fluida. 

Queste sono percepite ma restano immobili, per tutto il tempo, rilasciando le loro tensioni. Mentre il rilassamento diviene sempre più profondo e la mente, al contempo, resta vigile. In questo stato di pace profonda, il conduttore propone delle visualizzazioni, come in un sogno guidato. 

Poi, nella fase di rilassamento più profondo, in cui nel cervello si manifestano le onde theta, ogni praticante è invitato a ripetere mentalmente per tre volte un dogma che riguardi il proprio essere. Per esempio “rispetto me stesso e gli altri”. La scelta di un Sankalpa, che per essere efficace dovrà essere mantenuto per molto tempo, necessita di cura e pazienza. 

Esso viene pronunciato mentalmente anche all’inizio della pratica, quando la mente passa dal terreno inospitale della ragione conscia e delle onde beta, a quello morbido della mente calma e ricettiva e delle onde alpha. Così il proposito viene impresso nelle mente profonda. Da dove diramerà nei giorni successivi la sua influenza. Infine, verso la conclusione della pratica, è fondamentale il ritorno guidato allo stato di coscienza. 

Yoga Nidra avviene nell’assoluta immobilità del corpo. Muoversi, infatti, significa interrompere la pratica. La mente non è abituata a restare in azione con un corpo immobile e all’inizio si agita, per quietarsi poi con il passare dei minuti. Alla coscienza è concesso un progressivo ingresso a territori in genere preclusi, perché propri del sonno. 

È proprio l’immobilità, quindi, che ci consente di visitare quelle regioni così speciali della nostra interiorità, dove, se li piantiamo correttamente, i semi dei nostri propositi possono mettere radici nell’inconscio, per germogliare poi nella nostra vita.