Cronache

Il Sud Italia e la rassegnazione di una realtà difficile

È il 9 novembre del 2022.

La mia città, Brindisi e l’intera provincia viene scossa da una notizia agghiacciante.

Paolo, 19 anni, definito da tutti come ”un bravo ragazzo” e “dall’ottima famiglia”, viene ammazzato, a colpi di pistola, nell’androne del palazzo dove vive. Il tutto è accaduto alle ore 18,00 di un pomeriggio autunnale, di un paese della provincia di Brindisi, Francavilla Fontana.

La notizia, in poche ore, si è diffusa sul territorio nazionale.

Lo sconcerto è causato dalla giovane età del ragazzo, dalla reputazione della famiglia alla quale apparteneva e dalla modalità di uccisione. Due colpi di pistola.

Erano le ore 18,00 del 9 novembre del 2022, quando Paolo era online su Whatsapp. Suona il citofono, Paolo scende. I genitori non si accorgono di nulla. La loro attenzione è catturata da due colpi di pistola e dalle urla del ragazzo.

Paolo muore sul colpo.

Il brutale omicidio ha scosso l’intera comunità della tranquilla Francavilla Fontana e non solo. A distanza di qualche mese, precisamente il 22 maggio, i carabinieri hanno eseguito cinque misure cautelari, a carico di altrettante persone. Due sono state condotte in carcere, mentre le altre sono state sottoposte ad obbligo di dimora.

Lo sconcerto aumenta quando si viene a scoprire che, all’epoca dei fatti, uno dei killer era ancora minorenne.

Il motivo?

La vittima era legata al mondo dello spaccio di droga. Sarebbe stato ammazzato per un debito pari a 5mila euro.

E non è finita qui.

In totale, sono otto le persone indagate per l’omicidio del ragazzo. E, tra queste otto, figura anche la mamma di Paolo Stasi, indagata per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Subito dopo aver saputo la notizia, il dispiacere non si poteva assolutamente nascondere. È pur sempre un ragazzo di 19 anni, al quale hanno spento il futuro, ammazzato come si faceva con i peggiori esponenti mafiosi.

Ma, risiedendo in una realtà del Sud, non possiamo omettere che, insieme allo sconcerto ed al dispiacere, ci sia anche un po’ di rassegnazione. O meglio, un misto tra rassegnazione e normalità che si disegna sulle facce delle persone che vivono questa comunità.

Al Sud, a causa della precarietà, ma non solo, la droga è un modo molto semplice per fare soldi facili. L’ignoranza contorna il tutto, in quanto non si pensa o, peggio, non si conoscono le conseguenze alle quali si potrebbe andare incontro.

Ci si crede invincibili, addirittura anche furbi, in quanto loro ci hanno pensato e tu, magari, no! È difficile spiegare la realtà che viviamo al Sud.

Non è per niente semplice scrivere di un qualcosa che non si vede, che non si tocca, ma si sente. È un modo di vivere che si sa, si conosce molto bene. Noi sappiamo che è così, ecco perché la rassegnazione.

Nei casi più “gravi”, si dice: “E che doveva fare!?”, giustificando lo spacciatore di turno come quella brava persona che non ha trovato un lavoro che lo potesse soddisfare completamente. Va da sé che “la droga uccide” e che “tu stai vendendo morte”. Non è importante! Sei buono perchè hai trovato il modo per fare soldi facili! Tanti soldi facili!

E tu, che magari vivi alla giornata, con un lavoro precario, ma onesto, sei il coglione di turno che non ha il coraggio di guadagnare soldi facili!

Ho voluto raccontare questa storia perchè si parla anche del presunto coinvolgimento della madre del ragazzo, nello spaccio della droga. Presunto perchè la donna risulta ancora indagata ed io non vorrei incorrere ad inutili querele, le quali mi farebbero solo perdere una marea di tempo.

Il sostegno dei genitori.

Quante volte ho parlato dei genitori nei miei articoli? Spesso.

E lo faccio perché credo fortemente che la maggior parte dei disagi che mostriamo, sono causati principalmente da loro e dall’educazione impartita.

Ovviamente non posso fare di tutta un’erba un fascio! Lungi da me offendere l’intera categoria e generalizzare. Risulterei ridicola e davvero molto poco credibile.

Ma è palese come il sostegno dei genitori sia un qualcosa di “materiale”. Dimostrano di tenerci al figlio e proteggerlo sostenendolo nelle cose futili, addirittura, come in questo caso, in un qualcosa che potrebbe solo rovinarlo.

Il sostegno dei genitori dovrebbe essere a 360 gradi. Dovrebbe riguardare i diversi aspetti della vita del proprio figlio, senza tralasciare assolutamente lo stato emozionale, soprattutto in età adolescenziale.

Per alcuni genitori, “educazione”, “crescita”, “presenza” significa obbligarlo a fargli scegliere un indirizzo scolastico al posto di un altro, ad esempio. Questo perchè loro sapranno sempre cosa può far bene al proprio figlio, senza interessarsi minimamente di quali siano le sue capacità, passioni, idee, ecc…

Non vedono le frustrazioni del proprio figlio, ma sanno guardare molto bene, vantandosene magari, dei voti a scuola, degli abiti firmati che indossa, del motorino che guida, delle serate “da grande” che inizia a trascorrere già da minore. Per questi genitori, i propri figli sono trofei da mostrare, sono merce da competizione con altri adulti.

Il dialogo.

È risaputo come il dialogo sia uno degli aspetti più importanti nella crescita di un figlio, ma anche il più assente. Non possiamo omettere la completa incapacità di alcuni genitori nell’ascoltare i bisogni del figlio, se non quelli più rudimentali, quelli primari, quelli legati al mangiare, al dormire, al bere.

Gli chiedono se ha mangiato, ma non si preoccupano di quello che sentono.

Sono talmente assenti da non accorgersi che il proprio figlio è, magari, vittima di bullismo, è deriso per un particolare del suo aspetto o per un suo abbigliamento un po’ più eccentrico o, semplicemente, perchè omosessuale.

Non riescono a leggere i comportamenti del proprio figlio, a comprendere la motivazione per la quale lo stesso ha un atteggiamento rispetto ad un altro.

È difficile essere genitori. Non è un mestiere che si impara a scuola. Nè tantomeno un corso di laurea di qualche facoltà di un’unversità sperduta di un paese in capo al mondo. E con questo mio articolo non voglio assolutamente giudicare o puntare il dito contro qualcuno. Ma è importante, quando si diventa genitori, comprendere la responsabilità che c’è dietro. I figli non sono trofei da esibire. Non sono merce da competizione. Non sono pupazzi o burattini o bambole che puoi spostare e porre dove più di piace.

I figli sono PERSONE, con il loro fisico, il loro carattere, le loro passioni, le loro idee, le loro capacità, i loro pensieri, i loro sentimenti, le loro emozioni, le loro scelte. E tutto ciò, insieme a tanto altro, non collimano mai con le volontà dei genitori.

È importante dimostrare ai propri figli la presenza ed il sostegno. Ma è fondamentale illustrare loro cosa è giusto e cosa è sbagliato, così come è essenziale spiegare loro l’intelligenza emotiva e la gestione delle emozioni. Una delle responsabilità dei genitori è crescere i figli nella prospettiva di lasciare nel mondo adulti sani.

Vivo al sud. Sono terrona. E posso comprendere cosa c’è dietro a certe dinamiche familiari. Non voglio entrare nel merito della storia con la quale ho aperto l’articolo, ma vorrei sottolineare come fosse necessario un esame di coscienza della generazione degli attuali adulti. È diventato quasi urgente una rivisitazione del ruolo dei genitori, un rivedere quelle regole che hanno portato, a molti di noi, se non tutti, a sviluppare certi disagi.

La storia di Paolo insegna che il mondo dell’illegalità non ripaga mai, anzi i soldi facili regalano pochi momenti felici ed altri molto tristi e dalle conseguenze irreversibili.

Spero davvero che le mie parole possano portare alla riflessione, in quanto abbiamo davvero emergenza di PERSONE SANE!