Cronache

La guerriera nascosta in quel cuore ferito

Quando ci siamo conosciuti, non avrei mai pensato che saresti stato il mio principe azzurro. Credevo che, dopo il nostro primo incontro, non ci saremo più rivisti. Ma non è stato così! Mi hai rubato il cuore, con i tuoi modi così galanti, con quelle parole che ogni donna sogna di sentirsi dire.

Eri bello come il Sole e mi hai fatto sentire tua, dal primo momento che mi hai messo gli occhi addosso.

Dopo la prima sera, la voglia di vederti era tanta. Ed io sognavo, sognavo ad occhi aperti cosa potevamo costruire. Insieme. Ci speravo in quel “NOI”! E l’immaginazione camminava, più della realtà.

Ho pensato: “Finalmente ho trovato chi mi completa! Chi mi rende felice!”. E non mi sono sbagliata! Cercavi di accontentarmi sempre, ero il centro della tua attenzione. Non potevo che essere orgogliosa di ciò che eravamo. Di ciò che stavamo costruendo.

Mi facevi sentire importante.

Ero il fulcro del tuo mondo. Come mi dicevi sempre.

Sai, è strano come l’amore possa scuotere tutto ciò che pensavi di sapere sulla vita. È come se all’improvviso il mondo intorno a te iniziasse a danzare in una sinfonia di colori ed emozioni e tu ne fai parte. E tutto è scintillante, magico, fantastico.

È come se fosse entrato nella mia vita su un cavallo bianco, un po’ come nei vecchi racconti di fiabe. Ma la cosa più incredibile è che non ha avuto bisogno di cavalli o armature scintillanti per conquistarmi. È stato il suo sorriso, quello sguardo che sembra leggere dentro di me, capire ogni mio pensiero ed ogni mio desiderio.

Quando mi guarda, mi sento speciale. Tutte le insicurezze, i dubbi e le paure sembrano svanire. So che posso essere me stessa con lui, che non devo nascondere nulla. Mi accetta per ciò che sono e mi ama ancora di più per i miei difetti e le mie stranezze.

E poi ci sono quei momenti in cui mi fa sentire importante, come se fossi l’unico pensiero nella sua mente. Quelle serate in cui si prende il tempo per ascoltare i dettagli delle mie giornate, quando si interessa davvero a ciò che mi appassiona, quando si impegna a rendere ogni istante con lui un ricordo prezioso.

Ogni gesto, ogni parola, sembra essere un messaggio di affetto, un modo per dimostrare quanto tiene a me. Ed in quei momenti, il mio cuore batte all’unisono con il suo, come se fossimo una melodia perfetta, unica nel suo genere.

Mi fa sentire come se potessi affrontare qualsiasi sfida, superare qualsiasi ostacolo, perché so che lui è al mio fianco. È il mio sostegno, la mia roccia, la ragione per cui sorrido anche nei giorni più difficili. Con lui, non ho paura di essere vulnerabile, perché so che le sue braccia saranno sempre lì per catturarmi se dovessi cadere.

E così, il mio principe azzurro non è solo una figura delle favole, ma una realtà che ha riempito la mia vita di amore, gioia e speranza. È l’uomo che mi fa sentire speciale, importante ed amata in un modo che mai avrei potuto immaginare. E sono grata ogni giorno per averlo accanto, per poter condividere con lui questo straordinario viaggio chiamato VITA.

All’improvviso, qualcosa è cambiato.

Quel “STAI ZITTA!” rimbomba ancora nella mia testa.

Non è mai stato così, prima di allora. Non capisco il motivo della sua reazione.

Sarà nervoso!”, ho pensato.

Dai, può succedere che anche lui abbia delle giornate difficili. Mica possiamo sempre essere amorevoli!”.

Non ci penso già più.

Sono sicura che non succederà più!

Ma mi sbagliavo!

Da quel giorno, anche i suoi messaggi erano strani.

Il suo “Amore, vorrei vederti…” era un ridondante “DOVE SEI?”. E, qualora non potevo rispondere subito, mi inondava di messaggi, offensivi, denigratori.

Un giorno, mi ha chiamato PUTTANA solo perchè non ho risposto subito al telefono.

Mi considerava TROIA solo perché, una sera, per andare a cena, ho indossato un vestitino rosso, un pochino corto. Appena mi ha visto uscire di casa così, è sceso dalla macchina, mi ha strattonata ed imposto ad andarmi a cambiare.

Ormai, la parola “AMORE” dalla sua bocca non usciva più!

Sentivo solo offese come:

SEI STUPIDA!”

PUTTANA!”

BASTARDA!”

Mi faceva sentire continuamente in colpa, per i suoi comportamenti.

È COLPA TUA SE MI COMPORTO COSI’!”, diceva!

Ma… che colpe ho io!? Che ho fatto!?

Una sera, eravamo a cena con dei suoi amici.

In macchina, mi ha detto più volte, con tono imperativo, che non avrei dovuto parlare. Perché altrimenti i suoi amici si sarebbero resi conto che la sua fidanzata fosse una stupida. E lui non poteva fare brutte figure!

Durante la cena, mi sono permessa di ridere ad una battuta di un suo amico. Lui si è alzato e mi ha dato uno schiaffo. Davanti a tutti. Senza batter ciglio. Mi ha urlato contro, “ricordandomi” che mi aveva detto che non dovevo parlare.

Dopo ha continuato a picchiarmi. Mi ha riempito di schiaffi, calci, pugni. E mi chiamava “STRONZA!”, “STUPIDA!”, “PUTTANA!”. Non l’ho mai visto così arrabbiato.

Cosa stava succedendo? Cosa avevo fatto?

Il giorno successivo ho visto le conseguenze delle botte. Ero tutta un livido, occhi gonfi, graffi e segni su tutto il corpo.

Non posso descrivervi cosa mi ha provocato tutto questo. Qualcosa si è rotto dentro di me. Mi sento delusa, arrabbiata, ferita, umiliata, lacerata nell’animo.

Quello che io credevo fosse il mio principe azzurro, non era altro che un mostro!

Ora, sono qui, a guardarmi nello specchio, riflettendo su come io sia potuta arrivare a questo punto. Mi chiedo come sia possibile che il mio cuore sia stato così cieco, così ingenuo. Ho creduto che il suo amore fosse autentico, ma ora vedo solo le cicatrici che ha lasciato su di me, sia dentro che fuori.

Mi sento come se fossi stata trascinata in un turbine di dolore, di umiliazione e di paura. Ho creduto che l’amore potesse cambiare tutto, che avrebbe potuto rendermi felice, ma invece sono finita in una prigione fatta di parole affilate e gesti violenti. Sono una donna ferita, le ferite visibili non sono altro che un riflesso di quelle invisibili che il mio cuore porta. Ho cercato di dar voce ai miei sentimenti, ma il mio grido è stato soffocato da quella catena di sottomissione che mi ha trattenuta per troppo tempo.

Mi sento come se avessero strappato via pezzi di me, lasciandomi ferita e sanguinante. Le parole sprezzanti, le accuse infondate, i silenzi beffardi mi hanno martellato l’anima fino a spezzarla. E quel dolore fisico che provo ora è solo una manifestazione tangibile di quello che ho dovuto sopportare.

Ho cercato di mettere pezze sugli strappi, di scusare e giustificare, ma ora capisco che non posso più farlo. Non posso più permettere a nessuno di definire chi sono, di controllare la mia vita, di spegnere la mia luce interiore. Ho bisogno di guarire, di rimettere insieme i frammenti di me stessa che sono stati dispersi in questa relazione tossica.

Mi ha fatto sentire come se non fossi mai abbastanza, come se dovessi continuamente dimostrare il mio valore. Mi ha urlato contro, manipolato i miei pensieri e le mie emozioni, finché ho smesso di credere di meritare qualcosa di buono. Le sue parole mi hanno ferita più dei suoi pugni, perché sapevo che erano mirate a spezzare il mio spirito.

Le promesse di cambiamento sono state come un miraggio nel deserto della mia vita. Ho creduto che avrebbe smesso di ferirmi, che avremmo potuto ritornare a essere felici come all’inizio. Ma ogni promessa infranta, ogni momento di dolcezza seguito da un’altra esplosione di rabbia, ha scavato un solco sempre più profondo nel mio cuore.

Mi sono nascosta dietro a un sorriso finto, temendo di mostrare al mondo quanto fossi vulnerabile e spezzata. Mi sono aggrappata all’illusione che potesse cambiarlo, che il suo amore potesse finalmente curare le ferite che lui stesso aveva inflitto. Ma mi sono persa nel suo mondo contorto, nella sua realtà distorta.

Mi chiedo come ho potuto permetterlo. Come ho potuto tollerare le parole sprezzanti, le azioni violente mascherate da amore? La mia voce è stata soffocata, il mio spirito spezzato, mentre mi aggrappavo a ogni briciola di affetto distorto. Ho cercato la luce nei suoi occhi, ma ho trovato solo ombre oscure che continuavano a inghiottirmi.

Ogni giorno diventava una lotta contro me stessa, una lotta per trovare la forza di spezzare le catene che mi imprigionavano in questa prigione di sofferenza. Ho dovuto ricostruire la mia autostima, pezzo dopo pezzo, e ritrovare la fede nelle mie capacità. Non sono solo una vittima delle circostanze, sono una sopravvissuta che sta riaffermando la propria dignità.

Ora, qui, davanti a me stessa, vedo chiaramente che la sua violenza non è stato amore. È stata una forma tossica di controllo, una manifestazione del suo potere patriarcale. Ho perso pezzi di me lungo il percorso, ho rinunciato alla mia dignità e alla mia autostima.

Mi trovo di fronte a un bivio, un’opportunità di riscatto. Posso abbracciare la mia libertà, riguadagnare il controllo sulla mia vita e ricostruire quello che è stato distrutto. La strada sarà difficile, ma la resilienza scorre nelle mie vene. Non permetterò mai più a nessuno di degradarmi, di costringermi a danzare una danza di sofferenza.

Mi alzo, determinata a lasciare indietro quel passato di oscurità. Non sarò più una vittima, ma una guerriera. Le cicatrici sul mio corpo diventeranno segni di forza e di rinascita. La mia voce risuonerà, alta e chiara, mentre marcerò verso un futuro dove il mio valore non sarà definito da altri. Non mi arrenderò mai più all’ombra del patriarcato tossico. Sono la mia unica e vera salvatrice.

Ero convinta che l’amore dovesse ferire, che la possessività fosse segno di affetto. Invece, ho imparato che l’amore vero non fa male, non dovrebbe farlo. Mi sono persa nell’illusione di un legame tossico, patriarcale e violento, dove ogni passo che facevo veniva giudicato, controllato, distorto.

Le parole taglienti sono diventate armi, colpendo la mia autostima, spezzando ogni frammento di fiducia che avevo in me stessa. Ho cercato di piegarmi alle aspettative, ho nascosto le mie lacrime e i lividi sotto un sorriso forzato, convinta che avrei potuto cambiare le cose. Ma ho solo perso me stessa lungo la strada, abbandonando i miei sogni, le mie passioni e la mia forza interiore.

Ogni giorno ho camminato su un campo minato di insicurezze, cercando di non fare arrabbiare quella figura oscura che deteneva il potere su di me. Ho inghiottito le mie emozioni, ho accettato le scuse vuote, sperando che qualcosa potesse migliorare. Ma la realtà è che ero intrappolata in una spirale di abuso che non faceva che peggiorare.

Ora, mentre raccolgo i pezzi di me stessa, ho imparato che la guarigione inizia da dentro. Non posso cambiare il passato, ma posso costruire un futuro dove il rispetto, l’uguaglianza e l’amore siano i pilastri su cui baso la mia vita. Non sarò più vittima del mio passato, ma autrice del mio destino.

Ma non sarò più vittima della sua oscurità. So che ho il potere di guarire, di ricostruire ciò che è stato distrutto. Non sarò definita da quello che mi ha fatto, ma da come ho deciso di superarlo. La strada verso la guarigione sarà difficile, ma io sono forte. Sono determinata a ritrovare me stessa e a riscoprire la forza che avevo dimenticato di possedere.

Mi alzo, determinata a lasciare indietro quel passato di oscurità. Non sarò più una vittima, ma una guerriera. Le cicatrici sul mio corpo diventeranno segni di forza e di rinascita. La mia voce risuonerà, alta e chiara, mentre marcerò verso un futuro dove il mio valore non sarà definito da altri. Non mi arrenderò mai più all’ombra del patriarcato tossico. Sono la mia unica e vera salvatrice.

Nella foto, sono io ed ero la tela della bravissima artista di Monopoli Graziana Minoia. Insieme, abbiamo partecipato a “MAESTRO – La Biennale Di Arte e Cultura della città di Monopoli”, che si è tenuta dall’8 al 21 agosto, lei come pittrice, io come scrittrice. Ci siamo trovate, volute bene dal primo momento che ci siamo conosciute. E’ nata un’amicizia profonda e le nostre sensibilità si sono fuse in questa bellissima opera.