Storytelling

“Born This Way” e “Body Positive”, lettera alle mie amiche donne

Ciao mie amiche donne, come state?

Oggi, è a voi che voglio dedicare questo mio articolo. Più che articolo, una lettera, una piccola riflessione tra noi amiche donne. Un piccolo pensiero che vorrei fosse da sprone per amarvi di più.

Vi pongo una domanda.

Quante di voi si sentono brutte?

Provo ad indovinare?

Secondo me… TUTTE!

È incredibile come noi donne più ci guardiamo allo specchio e più notiamo i difetti. Non riusciamo proprio a valorizzarci, a guardarci con gli occhi giusti, a vederci “belle” così come siamo. E stiamo lì, a capire come fare per nasconderli o per migliorarli. Non sappiamo molto bene come vorremmo essere. Parecchie di noi, non hanno un modello da seguire. Sanno solo che non vorrebbero essere come sono, ma semplicemente vorrebbero essere… MIGLIORI!

Ma migliori in cosa?

Non esiste un modello standard, bello e condiviso da tutti.

Fortunatamente, ognuno di noi ha i suoi gusti e differenziano da caso a caso.

E, pensate un po’, quelli che noi vediamo come difetti, in realtà sono solo delle nostre caratteristiche.

Caratteristiche che ci rendono diverse, che ci donano personalità. E tante vorrebbero averle, ma non riescono. Ed ecco che ricorrono all’aiuto del chirurgo estetico, unico che potrebbe accontentare le loro voglie e valorizzarle.

Sapete, mie care amiche donne. In questi giorni ho fatto un esperimento sociale e sapevo già che avrei innescato delle critiche. Critiche che non hanno tardato ad arrivare!

L’esperimento?

Mi sono scattata, da sola quindi, con autoscatto per intenderci, delle foto “vedo e non vedo” e le ho pubblicate sui miei social. Ammetto che il “non vedo” era di più rispetto al “vedo”, ma su un corpo curvy coprire diventa un’impresa ardua!

Ammetto che non è stato tanto semplice per me scattare quelle foto.

Per tanti anni, mi sono nascosta. Ho sempre cercato di “mascherare” quei difetti del mio corpo, nascondendoli dagli occhi di chi avrebbe potuto giudicarmi. Ma, un bel giorno, ho pensato: “Che male c’è!?”. Ed ho provato. E mi sono anche piaciute. In fin dei conti, vedersi belle è un primo passo per iniziare ad accettarsi!

Ma guarda che pancia!”.

Ti piace mangiare eh!”.

Perché non usi degli slip più coprenti?”.

Sai cosa dovresti fare? Metterti a dieta e, nel frattempo, utilizzare dei vestiti più larghi!”.

Quante di noi hanno sentito almeno una volta questa tipologia di frasi?

Tutte, sicuramente.

Per tanti, tantissimi anni andavo a cercare l’abbigliamento che potesse aiutarmi a nascondermi, ad allontanare gli occhi della gente, proprio per non sentire quelle frasi o quei “consigli non richiesti”, che potevano solo farmi del male. Finché gliel’ho permesso, almeno!

Si sa. La gente non fa proprio nulla per non farti sentire sbagliata, quel fenomeno da baraccone che allieta le loro infelicità.

Sono sempre stata una donna curvy. Non ho mai smesso!

Nonostante le numerose diete che ho seguito e gli sport che ho praticato, il mio corpo era sempre così, al di fuori di quegli schemi tanto amati dalle persone comuni. Quel corpo perfetto, senza un filo di grasso, tonico, quasi del tutto anonimo, ma accettato. Forse proprio perché era “anonimo”, che era così accettato! In fin dei conti lo sappiamo che la donna non deve mai essere al centro dell’attenzione, non deve mai sentirsi bella, non deve mai uscire fuori dagli schemi.

Il nero era un must!

Il nero, si sa, rende più magre. Quindi, non vi nego che, per un lungo periodo, ho odiato il nero, proprio perché “costretta” ad indossarlo! Per non parlare degli altri colori! Il bianco non lo pensavo proprio, acerrimo nemico della buccia d’arancia, della cellulite, dei rotolini, della pelle cadente. Appena indossavi un capo bianco, in particolare pantalone, notavi benissimo anche i difetti della signora del camerino accanto. Era improponibile, soprattutto perché conoscevi molto bene gli sguardi delle persone, sapevi bene cosa ti avrebbero detto quelle più “coraggiose”, quelle che devono sempre darti quel “consiglio sulla base della loro esperienza”. “Ti parlo per esperienza eh, poi fai ciò che credi!”, esperienza influenzata, a sua volta, da ciò che la gente le ha consigliato di fare. O di dire. O di indossare. Oppure, tutto insieme.

Gli altri colori? Banditi dalla faccia della Terra! Qualora tu avessi solo pensato di indossare un vestito rosso, ad esempio, la gente ti guardava schifata, come se non volessi proprio capirlo che non potevi permettertelo!

Come se la gente avesse una missione. Quello di renderti anonima. Poco visibile.

Come se dovessi superare delle prove per essere accettata. E queste prove le decide proprio… la gente!

Le taglie?

Sempre una taglia in più, che mi potesse permettere di contenere la ciccia! Come dimenticarsi le commesse che mi dicevano: “No guarda, non abbiamo la tua taglia! Ma se vuoi, possiamo provare qualcosa di extra-size!”. Il loro sguardo, un misto tra lo schifo e la pietà, che ti feriva, in quel momento. Ti sentivi sbagliata. Era quasi una “colpa” essere entrata in quel negozio. Tu, una taglia considerata extra-size, in mezzo a capi d’abbigliamento che non potevi permetterti neanche a tre anni!

L’intimo?

Venti, venticinque anni fa l’intimo non era sicuramente come quello che troviamo oggi. Era “standard”, di tre colori: bianco, nero e color carne. I modelli erano principalmente due: o top, molto semplici, che di bello non avevano proprio niente o reggiseno in pizzo della nonna, con il cameo al centro. Insomma, più che scambiarti qualcosa con tua sorella, potevi ambire a farlo con tua nonna!

Negli anni, devo dire, che la moda si è molto adeguata, “scoprendo”, con tanto di sorpresa annessa, che anche noi curvy abbiamo diritto ad un abbigliamento carino. Ricordo ancora l’espressione incredula di tanti, quel “Ma questi sono fuori!?” era diventato un mood abbastanza diffuso, a quell’epoca. Come se avessero permesso di far uscire fuori quei fenomeni da baraccone che, poi, tanto fenomeni da baraccone non erano!

L’esperimento di cui vi parlavo?

Come vi ho pocanzi accennato, ho deciso di scattarmi delle foto, da sola, nella mia cameretta. Sono foto non volgari, non ho nulla addosso, ma è tutto ben coperto.

Non sono mancate le critiche e le polemiche.

Era proprio necessario!?”

Lo sai che ti voglio bene, ma non c’era bisogno di mostrarti nuda. Tanto lo sappiamo che siamo così, ma perchè mostrarlo!?”
“Lo stai facendo per i like degli uomini? Tanto lo sai che lo mettono a tutte!”

Hai bisogno di attenzioni!? Il gatto non ti basta!?”

Non accetto questa tua scelta. Tanto non serve!”

Decido io a chi farmi vedere!”

Ci sono anche bambini e ragazzi sui social, quindi no!”

E tanto altro ancora.

Sottolineo che questi commenti sono arrivati da donne.

Non da uomini, ma da donne.

Le stesse che, parlandoci, hanno mostrato tutte le loro insicurezze, come se io, postando quelle foto che ritraevano me, avessi messo a nudo le loro insicurezze. Una posizione che ho compreso bene ed ho cercato, nel mio piccolo, di scardinare. In fin dei conti, la nudità è sempre esistita, ma l’asticella della bilancia pesa dalla parte del nostro rapporto con la nostra nudità (e, poi, anche con la nudità degli altri!).

È come se, inconsapevolmente, ci siamo creati una “zona di comfort”. La quale ci permette di stare tranquille. “Il marito, il figlio, la vicina di casa, l’amica del cuore, la mamma, il papà, la sorella, il fratello, la cugina, sanno già come sono. E so, per certo, che non mi giudicheranno mai!”.

In questa zona di comfort, io sto bene.

Decido io a chi farmi vedere!” è la frase che più la descrive.

I protagonisti sono proprio le persone che ho elencato sopra, la maggior parte, o proprio tutte, che non hanno alcuna correlazione con la mia intimità, con la mia sessualità. Sì, avete capito bene. Anche quel marito che non ci guarda più come prima o che conosce molto bene il nostro corpo e non ci fa più caso, quindi non potrà mai dirci nulla.

Nel momento in cui, però, dovesse arrivare il momento di “scoprirsi”, con un costume da bagno o un vestitino un po’ più “estivo”, allora sì che iniziano i problemi. Potrebbero guardarci proprio tutti e cosa avrebbero mai da dire!?

Oh mamma! Mi sono ingrassata! Ed ora che diranno le persone che mi vedranno!?”.

Maledetta cicatrice! Come posso fare a nasconderla!?”.

In tutta questa storia, è il giudizio della gente che più ci condiziona.

E non posso non sottolineare quanto il giudizio sia una forma di violenza, una della più subdole, che influenza il nostro essere e limita la nostra libertà.

Le mie foto non dovevano destare la rabbia delle persone.

C’è che mi ha anche consigliato di fare film porno o la prostituta. Perché, la nudità è strettamente legata al sesso, quello più sporco, immorale, sconcio, volgare, animale.

Con estrema soddisfazione, però, posso dire che alcune hanno ben capito il messaggio che ho voluto inviare. E le dimostrazioni di stima non sono mancate!

Lady Gaga canta, nella canzone “Born This Way”, un vero e proprio inno a volersi bene:

My mama told me when I was young, “We are all born superstars”
She rolled my hair and put my lipstick on in the glass of her boudoir
“There’s nothing wrong with loving who you are”
She said, “‘Cause He made you perfect, babe
So hold your head up, girl, and you’ll go far”
Listen to me when I say”

(da Born This Way” di Lady Gaga)

Vorrei dedicarvi queste parole.

Siamo tutte nate superstars”.

“Non c’è niente di sbagliato nell’amare chi sei”

Devono essere le risposte a chi ti punta il dito contro, ti “consiglia” di coprirti e limita il tuo essere.

Vi invito ad amarvi. Ad uscire da quella “zona di comfort”, che all’apparenza vi aiuta ma che, invece, non aiuta proprio nessuno!

Siete voi le protagoniste indiscusse del vostre essere.

Ciao amiche mie!

A presto!