Psicologia

Virtuale vs Reale: “giro per il web e non trovo più l’uscita”

Specchio delle mie brame. Pronunciando questa formula la regina cattiva trova conferma della sua bellezza proprio nella risposta dello specchio, oggetto vivente e parlante. Ma un giorno lo specchio risponde che, nel reame, c’è un’altra più bella di lei. Così, in quel preciso momento, s’incrinano l’autostima e l’equilibrio psichico della regina, che darà il via alla ben nota e per lei catastrofica serie di eventi. 

I miti e le fiabe contengono dinamiche psichiche e relazionali universali e senza tempo, e la dinamica “specchio specchio delle mie brame” non fa eccezione. La si ritrova in una verità di contesti in cui il narcisismo costituisce uno schema dominante. Oggi lo specchio vivente e parlante si chiama web e i “like” sono la sua risposta. La regina, ovviamente non cattiva ma in cerca di conferme, siamo tutte noi che, anche senza accorgercene, andiamo alla continua ricerca di approvazioni. 

La crisi di autostima riguarda quindi chiunque di noi si affidi allo specchio/web, solo che la dinamica è sorprendentemente opposta rispetto a quella della fiaba. Il web non si è affiancato o aggiunto alle nostre vite, ne fa parte in modo integrale. Lo smartphone è praticamente un prolungamento del sistema nervoso che ci connette con il mondo in modo continuo. Non ha senso qui enumerare i tantissimi vantaggi di tutto ciò, ma può essere utile osservare la tematica dello “specchio che dà conferme”, perché da esso possono crearsi malesseri importanti che è meglio non ignorare. 

Partiamo dalla fine, prendendo come spunto ancora la frase dello specchio. È come se esso, consultato ancora una volta, dicesse: “Si, c’è qualcuno più bello di te”. Ma non è un altro, sei tu stesso. Il “tu” presente nei social, l’immagine di te presente nei tuoi profili, quella che ottiene like ed emoticon quando posta un selfie o foto della tua vita che tu fai apparire meravigliosa e brillante. Ciò implica un messaggio più ampio e profondo. 

La tua vita nel quotidiano è poco colorita e priva di guizzi, mentre la tua vita qui, nel mondo social, è super pazzesca! Ciò si verifica quando la quantità di tempo e d’investimento mentale ed emotivo legato all’utilizzo della rete per attività non legate al lavoro o a specifiche necessità, supera una certa soglia. Oltre la quale la persona percepisce il senso di sé e della propria vita perlopiù a partire da quello che succede online. E non sulla base di quel che accade nella vita offline, che appare come una sorta di ripiego dell’altra, tutta piena di megapixel, di conferme e di ammiccamenti di ogni tipo. 

È così che la vita ordinaria perde di spessore e d’interesse. Gli si dedica meno tempo, la parte migliore dell’attenzione e dei pensieri viene dedicata all’online. Questa strana lotta tra la ricerca di gratificazione online e la carenza di gratificazioni reali è generale. Tuttavia agisce poi anche su un livello più specifico: quello dell’estetica. Lo specchio delle mie brame (il web) restituisce spesso, a livello estetico, un effetto che lascia nello sconforto molte persone. 

Ciò avviene perché l’immagine che molti utilizzano online è migliorata e ritoccata con le tante applicazioni capaci di modificare le foto. Un ritocco qui, un filtro là, una luce su, un’ombra giù, uno spianamento delle rughe, un infoltimento dei capelli, uno snellimento dell’addome. All’inizio sembra un gioco, ma se il gioco si fa serio e continua, nel senso che la persona si abitua non solo a vedersi così, ma a relazionarsi con gli altri utenti con queste immagini, si finisce per credere di essere così. 

In tal modo, quando si ritorna davanti allo specchio reale, quello della toilette, non ci si riconosce, non ci si accetta più. Si vedono i presunti difetti che online sono stati ritoccati. Tuttavia, il problema è che alcune caratteristiche fisiche, proprio in quanto ritoccate per essere più accettabili, vengono considerate difetti che costituiscono fonte di pensiero ossessivo, di preoccupazione. E, soprattutto, generano la sensazione di non andare bene, di non piacere. E questo agisce poi negativamente sulla qualità della vita e delle relazioni quotidiane. 

Per questo motivo è essenziale se si sta vivendo qualcosa di simile, ricalibrare in modo deciso l’utilizzo del web. E, soprattutto, l’utilizzo della propria immagine “migliorata”, affinché il divario che si crea, sia in termini estetici, sia in termini esistenziali, non generi danni alla propria identità e alla fiducia in se stessi.

Non si chiede di fare a meno della rete, ma di fare in modo che il nostro “avatar” che si muove nel mondo virtuale sia simile alla persona reale. “Il grosso rischio che corriamo, in definitiva, è di dare più importanza alla nostra essenza virtuale che a quella reale. Portandoci a perdere di vista la nostra identità che deve rimanere solida e ferma in ognuno di noi.”