Donne contro donne, perché ci facciamo del male?
Il femminismo? Parliamone.
Tra il 1750-1790 Olympe di Gouges con la sua Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina del 1971, fu una delle prime sostenitrici dell’emancipazione, tale dichiarazione era dedicata a Maria Antonietta per affrontare coraggiosamente il ruolo mancato delle donne nello spazio pubblico in quegli ambienti. Poi troviamo Mary Wollstonecraft, figura di spicco del XVIII secolo e madre di Mary Shelley, è considerata una delle prime femministe. Nella Rivendicazione dei diritti della donna, la sua opera più famosa, sostiene che le disuguaglianze tra uomini e donne non sono innate ma sono il prodotto di una educazione differenziata e limitante.
Quasi un secolo dopo, nel luglio 1848, a Seneca Falls, New York, si tenne una storica convenzione femminista. Guidate da Elizabeth Cady Stanton, le partecipanti redassero una Dichiarazione dei Sentimenti che riecheggiava la Dichiarazione d’Indipendenza americana, affermando l’uguaglianza tra uomini e donne e il loro diritto inalienabile alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità.”
Nel 1905, le suffragette Christabel e Annie Kenney furono arrestate per aver interrotto una riunione del Partito Liberale con slogan a favore del voto femminile. Questo atto di disobbedienza civile segnò un punto di svolta nella lotta per il suffragio universale in Gran Bretagna. Solo per dare un’idea di ciò che c’è dietro questo lunghissimo percorso, ancora in movimento di ricerca, ho omesso tantissime date, e nomi importanti di movimenti, documenti, testi e perfino nomi di uomini che hanno creduto nell’importanza della parità tra i sessi, questo resta un accenno che meriterebbe ben di più di qualche spunto informativo.
Dove voglio arrivare?
Alcune di noi ricordano personalmente manifestazioni, urla di libertà, quei pugni alzati al cielo, altre più giovani ne hanno sentito parlare. Altre godono di alcune vittorie ottenute. Gli anni 60-70 del nostro XX secolo sembravano l’inizio di una nuova era, di un modo nuovo di concepire la donna con la speranza che avrebbe rivoluzionato e cambiato il mondo. Eppure, qualcosa è andato storto. Tanti i progressi fatti, ci troviamo ancora a combattere battaglie esterne ed INTERNE. Purtroppo e troppo spesso, il nostro peggior nemico sembra proprio essere un’altra Donna..
Il mito della sorellanza
Meravigliosa l’idea supportata dalla “sorellanza”, sentita e risentita come un mantra. Una sorta di incantesimo ripetuto nella speranza di risolvere tutti i nostri problemi. Nella realtà le cose sono ben diverse. Quotidianamente infatti ci vediamo resistere nelle nostre relazioni, nel lavoro, nella nostra riuscita, da attacchi, invidie, gelosie, più comuni di quanto si pensi. E non è una novità Francesco Alberoni, nel 2001, sottolineava l’incapacità delle donne di unirsi per raggiungere un obiettivo comune.
Le radici del problema
Le radici di questo fenomeno affondano nel profondo della nostra storia. Per secoli, le donne sono state educate a competere tra loro per risorse scarse. Il patriarcato ci ha spinte a vederci come nemiche, piuttosto che come alleate, in fondo abbiamo vissuto in un mondo maschile per centinaia di anni. E purtroppo, questo retaggio culturale continua a influenzare le nostre relazioni. In alcuni casi vi è addirittura supporto di certi meccanismi fortemente MACISTI. Madri di violentatori, che squalificano la vittima, madri e sorelle di assassini che trovano il modo di giustificare l’atto come il risultato di una costrizione o di troppo amore.
I social media
I social media, da un lato, ci hanno dato una voce potente. Dall’altro, hanno creato un palcoscenico virtuale dove mettiamo in mostra la nostra vita perfetta, alimentando così l’invidia e la competizione. Ogni like, ogni commento, diventa una medaglia da conquistare, a discapito delle altre, l’estetica fittizia creata da filtri che ci trasformano così tanto per piacere o per dare un significato a noi stesse. Ma qual’è il significato , quello che vogliamo trasmettere noi o quello che vedono gli altri?
Il peso delle aspettative
Siamo bombardate da aspettative contraddittorie. Da un lato, dobbiamo essere forti, indipendenti, ambiziose, ma non troppo appariscenti. Dall’altro, dobbiamo essere dolci, comprensive, sempre disponibili per gli altri, sempre attraenti e sempre giovani, un po’ come nel mondo di” Barbie”. Questo dualismo ci mette sotto pressione e ci rende più vulnerabili alle critiche e alle invidie.
Allora?
Possiamo invertire questa tendenza? Certo, costruendo relazioni più sane e supportive. Come? Iniziando a riconoscere le nostre paure e le nostre insicurezze. Smettendo di paragonarci alle altre. Celebrando i successi altrui come se fossero nostri. E, soprattutto, ricordandoci che siamo più forti insieme.
E tu che ne pensi?
Fermati un attimo a riflettere. Ti sei mai sentita coinvolta in dinamiche competitive con altre donne? Hai mai provato invidia o gelosia nei confronti dei successi altrui?
Smetti di inseguire l’approvazione degli altri. È un bisogno reale o un riflesso di stereotipi? Sii autentica, la tua felicità dipende dalle tue scelte, non dalle aspettative altrui.
Ecco tre domande per aiutarti a indagare più a fondo:
- Quali sono le tue esperienze più significative di competizione con altre donne? Ricorda un episodio specifico e analizza i tuoi pensieri e le tue emozioni in quella situazione.
- Come pensi che i media e i social media influenzino il modo in cui vedi te stessa e le altre donne? Osserva come i contenuti che consumi ti fanno sentire e quali aspettative creano su di te.
- Quali passi concreti puoi fare per costruire relazioni più positive e supportive con le altre donne? Pensa a piccole azioni quotidiane che possono fare una grande differenza.
Investiamo nel nostro benessere e in quello delle altre donne. Creiamo il supporto giusto, così possiamo essere noi stesse, senza paura di essere giudicate.
Monica B.