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La Festa della Donna, dalla sua storia alla sua evoluzione

La questione della donna e la sua considerazione nella società in cui viviamo è uno degli argomenti a cui tengo di più. Sarà che sono donna, sarà che sono più sensibile a certi temi, dopo esser arrivata ad una diversa consapevolezza, fatto sta che mi ritrovo, tutti i giorni, a dover ricordare, alle altre mie “amiche” donne, la loro importanza, il rispetto che meritano e che, puntualmente, manca e, soprattutto, di iniziare quel percorso con loro stesse che permette di VOLERSI BENE!

È proprio la consapevolezza che manca e questo me ne dispiace tanto! Anche se mi rendo conto che non è semplice arrivarci, soprattutto dopo tanti anni, in cui questa condizione si è incancrenita. Non posso certamente biasimarle, in quanto anche io ero così, nel ruolo della “Giovanna D’Arco” dei poveri, assegnatomi dagli stereotipi di una società maschilista e bigotta.

È come se un regista famoso abbia scritto una scenografia ed abbia assegnato, a noi donne, quel ruolo, cucito addosso, difficile da toglierci. Quel ruolo di donna sempre dedita al dovere, alla cura dei figli e del marito, al rassettamento e pulizia della casa e senza aiuti. Soprattutto senza una realizzazione personale, sia essa lavorativa o, semplicemente, il dedicarsi a qualche attività che la fanno sentire viva.

È una condizione di cui ho più volte scritto e non smetterò, nel mio piccolo, di ripetere. Non sopporto l’assoggettamento completo all’uomo e questi pregiudizi che, puntualmente, escono fuori, in qualsiasi ambito della vita. Assoggettamento palese in ambito lavorativo, ad esempio, dove la donna, a parità di mansione, avrà sempre uno stipendio minore rispetto all’uomo.

Questo perché, secondo l’immaginario collettivo, la donna ha meno tempo da dedicare al lavoro, in quanto troppo impegnata nella cura dei figli e della casa. Come se i figli fossero proprietà assoluta della donna!

Possono le mamme realizzarsi? NO!

Vale lo stesso discorso per i papà? NO!

Le varie giornate istituite per ricordare il ruolo della donna e la tutela della loro presenza in consigli di amministrazione ed in politica, attraverso le cosiddette “quote rosa”, a mio avviso, creano ancora più divario e discriminazione.

Oggi, vorrei parlarvi proprio di una di queste giornate, quella più “famosa” in assoluto, e cioè quella dell’8 marzo, anche conosciuta come la “Festa della Donna”.

Dove nasce la “Festa della Donna”?

La “Festa della Donna”, detta più propriamente “Giornata Internazionale della Donna”, si celebra l’8 marzo, in tutto il mondo.

Nasce nei primi del Novecento e, per tanti anni, è stata attribuita alla tragedia accaduta nel 1908, a New York. Dove un incendio causò la morte di donne, operaie nell’industria tessile “Cotton”. Questo incendio del 1908 fu confuso con un altro, avvenuto nel 1911, che causò la morte di 146 persone, tra cui molte donne.

L’istituzione dell’8 marzo nasce dalla forte rivendicazione dei diritti della donna, come quello del voto.

Tutto ha inizio al VII Congresso della II Internazionale socialista, che si svolse a Stoccarda dal 18 al 24 agosto del 1907, dove si discusse della questione femminile e del loro diritto al voto. Da quel momento, i partiti socialisti si impegnarono per introdurre il suffragio universale. Pochi giorni dopo, cioè il 26 e 27 agosto del 1907, si svolse la “Conferenza Internazionale delle donne socialiste”. Durante la quale fu istituito l’Ufficio di informazione delle donne socialiste e fu eletta segretaria Clara Zetkin.

I socialisti, però, ben presto, avanzarono il loro rifiuto nel creare alleanze con le donne borghesi, idea non condivisa da tutte le altre.

Nel febbraio del 1908, la socialista Corinne Brown lasciò un’intervista sulla rivista “The Socialist Woman”. Ella dichiarò che “il Congresso non aveva “alcun diritto di dettare alle donne socialiste come e con chi lavorare per la propria liberazione“. Il 3 maggio del 1908, la Brown presiedette la Conferenza del Partito Socialista, a Chicago, dove parlò dello sfruttamento delle donne dai datori di lavoro, delle discriminazioni sessuali e del diritto al voto. Questo giorno fu ribattezzato “Woman’s Day”.

Verso la fine del 1908, il Partito Socialista americano decise di dedicare l’ultima domenica di febbraio dell’anno successivo all’organizzazione di una manifestazione per il voto alle donne. Era il 23 febbraio del 1909, quando negli Stati Uniti si svolge la prima “Giornata della Donna”.

Il 26 ed il 27 agosto del 1910, a Copenaghen, si svolse la “Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste”. Dove, su base di ciò che successe in America, si istituì la Giornata Internazionale dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne. Ma, sia in America che in Europa, fu svolta in giornate diverse.

Fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, furono organizzate molte altre Giornate Internazionali dedicate ai diritti delle donne.

L’8 marzo del 1917, a San Pietroburgo, fu organizzata una manifestazione dalle donne per chiedere la fine della guerra. Nel 1921, a Mosca, si svolse la “Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Comuniste”, dove fu stabilito che l’8 marzo fosse la “Giornata Internazionale dell’Operaia”.

Il fenomeno non si arrestò mica, anzi, il movimento di rivendicazione dei diritti della donna si estese in tutto il mondo.

Si iniziò nel settembre del 1944, quando a Roma fu istituito l’UDI (“Unione Donne Italiane“). Il quale decise di celebrare l’8 marzo come “Giornata della Donna” nelle zone liberate d’Italia. Nel 1946 fu scelto, come simbolo, la mimosa, perchè fiore di stagione e poco costoso.

Nonostante questi “accenni”, in Italia, solo negli anni Settanta si ebbe il vero e proprio movimento femminista. L’8 marzo del 1972, a Campo dè Fiori, a Roma, si svolse la “Festa della Donna”, manifestazione utile a richiedere, tra i vari diritti, anche la legalizzazione dell’aborto.

Fu solo nel 1975 l’anno di “svolta”, cioè quando lo stesso fu istituito come “Anno Internazionale delle Donne” dalle Nazioni Unite. Quindi, l’8 marzo di quell’anno i movimenti femministi di tutto il mondo organizzarono manifestazioni per ricordare l’uguaglianza di diritti tra uomini e donne.

Oggi come viene “celebrata” questa Giornata?

Oggi, l’8 marzo è il giorno di “libertà” della donna. Libertà intesa come uscire con le amiche e fare tutto ciò che non si farebbe negli altri giorni dell’anno (o forse!). È la giornata nella quale pullulano le feste in discoteca, con spogliarellisti, o, più semplicemente, serate dove il sesso (con altri/e!) fa da padrone.

È come se, nel resto dell’anno, ci si sentisse in gabbia e si avesse una sola giornata dedicata a noi ed alle nostre amiche. Prigioniere anche loro di una vita che è stata disegnata da altri. Sposate in giovane età, con il primo fidanzatino della scuola, diventate mamme subito dopo. Loro nel ruolo di “mamme” e “casalinghe frustrate”, i loro mariti, invece, in quello di “lavoratore” e “appassionato di calcio”. Un classico!

E l’8 marzo è quella giornata diversa dalle altre, dove spogliarsi di quei ruoli scritti sopra e riscoprire il loro “essere donne”. Piacersi ed accorgersi che si può piacere ancora. Inconsapevolmente affamate di quella libertà che, credono, di non poter avere o, peggio, di non meritare.

Non sono una bigotta, anzi! Mi ritengo una donna dalla mente molto aperta (forse fin troppo!). Ma considero osceno sfruttare una così particolare giornata, per mettere in piazza il proprio disagio!

Le nostre antenate donne non hanno, certamente, manifestato per permetterci una libertà prettamente sessuale o, almeno, non intesa come la manifestiamo oggi!

Libertà sessuale che tanto giudicano in un una donna single, durante il resto dell’anno, ma che diventa protagonista nell’unica giornata che considerano “di loro proprietà”!

Non sarebbe tutto molto più alla portata di tutti se tutti dovessero cominciare a pretendere la libertà di cui avrebbero diritto? Io direi di sì!

Ho sempre combattuto perché la donna abbia la giusta LIBERTÀ, sia di parola, che di azione. Il RISPETTO che merita, la CONSIDERAZIONE che alimenti la sua forza, l’INDIPENDENZA che possa completarla come persona. Ma non posso fare tutto io! Anche voi dovreste prendere in carico questi “regali” e farli vostri, così da permettere la realizzazione della vostra persona.

Solo voi potete farvi rispettare e completarvi. Sta in voi iniziare quel percorso che poterà al volervi bene.

Il mio consiglio?

Invito le mie amiche donne a sfruttare queste giornate per riflettere sulla propria vita ed aspirazioni. Capire e comprendere cosa vorreste e cosa potreste fare per completarvi. Chiedetevi se siete felici e se vorreste continuare a vivere così.

Invito anche gli uomini alla riflessione. Perchè, molto spesso, la discriminazione e le mancanze di rispetto arrivano proprio da loro.

Noi donne abbiamo bisogno di essere considerate come tali e come persone tutte l’anno, non solo l’8 marzo. Meritiamo di essere festeggiate sempre, di essere considerate ogni giorno, di essere libere tutta la vita. E non smetterò mai di dirlo e di scriverlo!

Utilizzare queste giornate per dare il peggio di sé stesse non è assolutamente la cosa più giusta da fare. Soprattutto nei confronti di chi è morta per dare a noi la LIBERTÀ.

Buon 8 Marzo a tutte!