Attualità

La Spagna e la creazione di una società più giusta

Si chiama “Riforma sulla salute sessuale e riproduttiva e l’interruzione volontaria della gravidanza”.

No, non siamo in Italia, ovviamente. Ci troviamo precisamente in Spagna.

La Spagna è una monarchia parlamentare, dove il capo dello Stato è il re Filippo VI, mentre il Presidente del Governo è Pedro Sánchez Pérez-Castejón, il quale esercita il potere esecutivo.

È febbraio. È l’anno 2023.

In Italia, il Governo Meloni cerca di limitare i diritti delle donne. Come quello dell’aborto, ad esempio, attribuendo diritti civili al feto e incentivando, di conseguenza, l’interruzione di gravidanza in strutture illegali. Mettendo a serio rischio la vita di chi si sottopone a questi trattamenti disumani. La Spagna, invece, si contraddistingue, cercando di tutelare, il più possibile, il genere femminile. E non solo!

Questa riforma, infatti, è solo l’ultima. Essa si va ad aggiungere a tutta una serie di iniziative che coinvolgono e tutelano la donna. Negli anni, il Governo spagnolo ha attuato una serie di riforme significative, le quali rafforzano la tutela della donna e combattono la violenza di genere. Esempio questo lampante di come la Spagna abbia sempre prestato particolare attenzione alle questioni di genere. Il tutto grazie ad una legislazione avanzata, che affronta temi come la parità salariale e la lotta alla violenza contro le donne. In questo modo, è diventata un ottimo esempio da replicare in tutta Europa.

Ma come ha inizio tutto questo?

Come anticipato, la storia insegna che la penisola iberica è sempre stata molto attenta alle politiche egualitarie fra sessi. Mostrando, quindi, un’alta sensibilità alle questioni sociali. Dopo il periodo di dittatura di Franco, che ha annullato completamente le lotte per la parità dei sessi, la Spagna si è subito rimessa in marcia, per garantire uguali diritti per tutti.

Nel 1978 nasce la Costituzione spagnola, la quale parla esplicitamente di uguaglianza fra uomo e donna.

Nel 1982, venne fondato l’Istituto delle Donne, il quale collima con la nascita del “Femminismo Spagnolo di Stato”, un movimento di tutela dei diritti rosa.

Nel 1986, la Spagna entra a far parte della Comunità Europea e partono, così, una sequela di disposizioni, come quelli che riguardano la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, la partecipazione femminile nella politica ed il congedo della maternità.

È il 17 dicembre 1997. A Granada venne uccisa, per mano dell’ex marito, Ana Orantes. Tredici giorni prima era stata intervistata, da una TV spagnola, sulle violenze terribili che subiva dall’ex compagno. Questa storia ha suscitato non poche reazioni, soprattutto nel mondo maschile spagnolo, tanto da portare ad una rivisitazione del codice penale in merito di violenze.

La storia che ha raccontato la donna era davvero agghiacciante. Ha vissuto in un clima di terrore e di violenze per oltre quarant’anni. Subiva maltrattamenti dal suo ex quasi ogni giorno. Ha raccontato di esser stata afferrata per i capelli e sbattuta contro il muro, presa a calci nello stomaco, a pugni, a schiaffi, afferrata per il collo nel tentativo di strangolarla, fatta sedere su una sedia e presa a bastonate. Le ha urlato contro ed insultata verbalmente. Il tutto, davanti ai suoi otto figli, i quali, anche loro hanno vissuto in un’atmosfera di violenza estrema, oltre ad aver subito di tutto, dal disprezzo, alle molestie e malvagità di ogni genere.

Proprio per la crudeltà di questa storia, nel 1998 nasce il “Piano di azione”, che si perfeziona con il “Patto di Stato contro la violenza di genere” nel 2016, rivoluzionando completamente, in pochissimo tempo, l’approccio a questo tema.

Come la Spagna ha deciso di combattere la violenza di genere?

La penisola iberica ha deciso, dal 2003, di monitorare il numero dei femminicidi, attraverso la collaborazione di diverse istituzioni, in particolare l’Osservatorio Nazionale sulla Violenza di Genere, il Ministero della Giustizia e l’Istituto Nazione di Statistica.

Mentre si può ben intuire il ruolo degli ultimi due, l’Osservatorio Nazionale sulla Violenza di Genere si occupa dell’analisi, del monitoraggio, della valutazione e conseguente proposta in merito all’argomento in questione. Questo ha portato nel 2004, all’introduzione ed all’approvazione di una delle riforme più importanti, sull’introduzione di una legge sulla violenza di genere. Questa legge la riconosce come una forma specifica di violenza e prevede misure di protezione per le vittime.

Nel 1998, nasce la “Legge Generale sulla Pubblicità”. Essa combatte le discriminazioni sessuali all’interno delle attività commerciali, vietando la mercificazione del corpo femminile e tutti i modelli di comunicazione altamente offensivi.

La stessa Legge, inoltre, ha rivoluzionato totalmente il linguaggio per i media, dando delle precise direttive quando trattano argomenti inerenti alla violenza.

E per chi commette violenza?

La Spagna ha dato vita a ben tre programmi di recupero per gli autori della violenza di genere, due attuati all’interno delle carceri ed uno volontario, al di fuori delle stesse, quindi. Essi hanno dimostrato che c’è stato, nel tempo, un radicale cambiamento psicologico, con conseguente approccio con l’altro sesso molto più sano.

A tutto ciò si aggiungono i 106 Tribunali che si occupano solo dei processi inerenti alla violenza di genere ed i programmi di formazione del personale sanitario. Queste sono due delle più alte prove di civiltà che, a mio avviso, un Paese può attuare e che l’Italia dovrebbe copiare, urgentemente. Ma questo è il mio umilissimo pensiero!

A tal proposito, riporto cosa ha detto Fabio Roia, attuale Presidente Vicario del Tribunale di Milano, il cosiddetto “magistrato delle donne”, proprio perchè, da sempre, è studioso e formatore delle tematiche che riguardano la violenza di genere:

“Specializzazione significa conoscenza di scienze complementari che sono assolutamente fondamentali per arrivare a un buon giudizio. Per esempio, bisogna capire che la caratteristica di una donna che subisce violenza è quella di una vittima particolare: è una donna fragile, che ha subito una pluralità di traumi, che mostra un’ambivalenza di sentimenti e fa dei racconti “a cascata”.

La donna potrebbe sostenere una cosa in un momento di crisi e, risentita in una fase diversa del ciclo della violenza, potrebbe invece tendere a minimizzare le cose. Se non si hanno le conoscenze è difficile affrontare con competenza una situazione di violenza di genere.”

(cit. Fabio Roia)

Proprio a riguardo della “Legge Generale sulla Pubblicità”, ritengo utile dover sottolineare che la Spagna ha dato vita ad un nuovo codice pubblicitario. Esso prevede la realizzazione di spot veritieri, costruttivi, equalitari ed inclusivi.

In virtù di questo, il 1° dicembre del 2022, la penisola iberica ha eliminato i ruoli di genere, quindi niente più giocattoli rosa e blu per i bambini, incentivando l’inclusione dei più piccoli.

E la riforma di cui parlavamo sopra?

Il Governo di Pedro Sánchez ha anche introdotto la cosiddetta “Legge Trans”, la quale immette novità riguardanti le persone transessuali. In particolare, si può richiedere la modifica del proprio sesso, già dai 16 anni. Questo può avvenire senza autorizzazioni giudiziarie e certificati medici o psicologici che attestino la disforia di genere o i due anni di trattamento ormonali, precedentemente richiesti. Con il consenso dei genitori, questo diritto è estendibile ai ragazzi di 14 e 15 anni e, solo con l’autorizzazione del giudice, anche ai 12enni e 13enni.

La normativa è denominata “Legge per l’uguaglianza reale ed effettiva delle persone trans e per la garanzia dei diritti delle persone LGBT”. Essa vieta le terapie di conversione ed incentiva la lotta contro l’omofobia nei settori della salute, dell’istruzione e dell’occupazione.

La “Legge Trans” permette, inoltre, alle persone lesbiche, bisessuali e trans che hanno la possibilità di partorire, di accedere alle tecniche di riproduzione assistita. I figli nati dalle coppie LGBT potranno essere riconosciuti, anche al di fuori del matrimonio.

Quest’ultima legge è, sicuramente, un enorme passo in avanti per la comunità LGBT spagnola. È chiaramente un esempio per gli altri Paesi europei, con la speranza che possa far riflettere sui diritti di tutti, senza discriminazioni.

Un’altra significativa riforma è stata l’introduzione del congedo mestruale. È marzo del 2021, quando il Governo spagnolo ha annunciato che avrebbe introdotto un congedo retribuito di quattro giorni per le donne che soffrono di forti dolori durante il ciclo mestruale, ovviamente presentando il certificato del medico. Si può ben immaginare il grande entusiasmo delle donne con il quale è stato accolto questo provvedimento. Le quali hanno sempre chiesto una maggiore comprensione delle difficoltà durante il loro ciclo mestruale.

Altra novità è l’aborto già dai 16 anni d’età, garantito, libero e sicuro nelle strutture pubbliche.

Oltre a tutto quello elencato sopra, la Spagna ha anche introdotto un sistema di allarme rapido per le donne vittime di violenza di genere. Questo consente loro di segnalare immediatamente una situazione di emergenza alle autorità competenti. Inoltre, il Governo spagnolo ha aumentato la pena massima per gli autori di violenza di genere. Da 25 anni, infatti, è stata portata a 35.

Pedro Sánchez ha, anche, annunciato che, durante il suo Governo, uomini e donne avranno lo stesso trattamento in politica. Quindi, pari diritti e parità di genere, anche nella rappresentazione nelle istituzioni pubbliche. Un 50e50 che debella totalmente le “quote rosa”, le quali, invece, sono ancora presenti in parecchi Paesi, come l’Italia appunto e che, secondo me, sono un chiaro segno della discriminazione della donna.

Quando ho sentito la notizia e mi sono informata sull’enormità di iniziative che la Spagna ha attuato e sta attuando per permettere una parità per tutti, ho immediatamente visto la realizzazione di quella realtà che credevo interamente utopica.

Non ho fiducia nell’attuale Governo italiano e penso che passeranno anni, se non decenni, prima di poter vedere provvedimenti del genere anche da noi.

Come ben sapete, parlo spesso della violenza ed è abbastanza chiaro quanto io sia sensibile al tema. Non bastano le parole, le varie Giornate, le pubblicità che ci propinano per tutelare la donna.

Abbiamo bisogno di fatti concreti, che ci permettono di sentirci sostenute, tutelate, protette, comprese.

Ad oggi, in Italia, il personale sanitario (non tutto, ovviamente!), non è assolutamente in grado di fronteggiare una situazione di violenza. Non è capace di trattare una donna con sensibilità e la giusta empatia, quell’ABC che l’aiuterebbe, in questi casi, a sentirsi capita, compresa. È fondamentale, infatti, anche per raccogliere le giuste informazioni da dare alle forze di polizia, instaurare quel rapporto di fiducia estrema tra la vittima e lo stesso personale sanitario.

Occorre più formazione. Soprattutto al Sud, negli ospedali, non esistono aree dedicate per accogliere le vittime di violenza. Le SVS (“Soccorso Violenza Sessuale”) sono una realtà in diverse città italiane. In questi reparti, la donna che subisce violenza trova il giusto supporto e le cure adatte. Ci sono proprio tutti, dalle infermiere, alle ginecologhe, alle ostetriche, fino alle psicologhe, esperte nella gestione emotiva di queste situazioni di pieno disagio.

Una donna che subisce violenza è come un soldato senza armatura. È nuda, senza alcuna protezione. È stata violata nell’intimità, è senza dignità, il rispetto è un concetto al quale non si pensa in quel momento. Rispetto e dignità, infatti, sono stati calpestati da gente senza scrupoli.

Non si può immaginare lo stato emotivo di una donna abusata, se non si subisce l’abuso. Per questo, si ha bisogno di un personale sanitario che possa essere pronto a tutto ciò. Preparato su come muoversi, per dare le giuste cure e supporto alla vittima, ma anche su come prelevare le varie prove e preparare i referti, utili al processo.

La Spagna ci insegna, anche, che aiuta tanto la riabilitazione degli autori di violenza. È possibile, infatti, che chi commette violenza non impari nulla dal carcere e, una volta uscito, possa reiterare il reato. Sarebbe utile, quindi, educarli al rispetto verso l’altro, all’accettazione del “NO”, alla giusta considerazione della donna, ai rapporti sani.

Non è il solo personale sanitario il solo implicato. A mio avviso, l’istituzione di Tribunali appositi, con all’interno addetti giusti e preparati, smaltirebbe tantissimo la burocrazia. Un aspetto molto significativo, in questi casi, è la lentezza e la poca tutela della vittima. Molto spesso, infatti, non è previsto, al momento, l’allontanamento della stessa dal compagno violento. Per questo, si evita la denuncia. Il tempo, in questo frangente, è fondamentale per non far commettere atti irreversibili e rendere la cosa più grave di quanto non lo è già!

Il ciclo mestruale.

Quel periodo mensile, talmente debilitante, per una certa percentuale di donne, da rendere difficile anche la normale routine. Dare il giusto peso a questa condizione sarebbe utile per un riconoscimento più solido della donna all’interno della società.

Lo stesso discorso è applicabile all’aborto.

Una donna deve sentirsi libera di poter interrompere la gravidanza, senza incorrere in medici obiettori di coscienza e giudici popolari. I quali sono esperti nel puntare il dito contro e cercare di suscitare nella stessa inutili sensi di colpa. Si può essere d’accordo o meno, ma l’aborto fa parte di uno dei diritti imprescindibili della donna.

La LIBERTÀ.

Quel diritto di cui ci riempiamo la bocca, ma del quale non abbiamo abbastanza consapevolezza. Siamo talmente abituati alla limitazione della stessa, che quasi non ce ne accorgiamo più. La libertà della persona dovrebbe essere un diritto tutelato dallo Stato, ma in Italia non è per niente così!

Basti pensare che, ancora oggi, una donna in bikini passa per strategia di marketing! La mercificazione del corpo femminile viene propinato in tutte le salse, da chiunque e non senza giudizi, su sfondo sessuale ovviamente, della protagonista coinvolta.

È bene sottolineare come la Spagna si sia dimostrata all’avanguardia nella lotta della violenza di genere e nella protezione delle donne. Come il governo si sia impegnato nella promozione della parità di genere e nella creazione di una società più giusta ed inclusiva. Perchè non prendere esempio?

Io penso che dovremmo iniziare a guardare cosa abbiamo intorno e confrontarlo con ciò di cui siamo provvisti. In maniera tale da poter effettuare le scelte giuste nel momento in cui ci viene richiesto. Una maggiore consapevolezza di questo, ci porterebbe anche a scardinare quei pregiudizi che non aiutano certo a far evolvere la società ad un livello diverso di civiltà.

Mentre in Italia si va avanti a suon di giudizi e pregiudizi, la Spagna dà un forte insegnamento: PIÙ LIBERTÀ PER TUTTI!