Cibo & SaluteInterviste

Intervista alla Dott.ssa Sara Caponigro: “Ti spiego il Medichese”

Intervista alla Dott.ssa Sara Caponigro: “Ti spiego il Medichese”

Cosa l’ha spinta a scrivere “Ti spiego il Medichese” e qual è stato l’obiettivo principale del libro?

L’idea nasce direttamente dall’ambulatorio: ogni giorno mi accorgo di quanto spesso i pazienti si sentano smarriti di fronte a parole difficili o referti poco comprensibili. Ho voluto dare loro uno strumento che fosse una bussola, un libro capace di tradurre la complessità della medicina in un linguaggio accessibile, senza banalizzare.
L’obiettivo è far sì che il paziente diventi parte attiva della propria salute, più consapevole e meno spaventato. L’attuale sfida dei nostri servizi sanitari è la gestione di una popolazione sempre più anziana e malata.
Non a caso, nel Piano Nazionale per le Cronicità del Ministero della Salute, un intero capitolo è dedicato all’alfabetizzazione sanitaria. Libri come questo sono indispensabili per aiutare i cittadini a comprendere il loro ruolo fondamentale nella gestione della salute.


Quali sono le difficoltà maggiori che hanno i pazienti nel comprendere il linguaggio medico?

La difficoltà più grande non è la singola parola difficile, ma il senso di esclusione che provano. Quando un paziente non capisce, tende a non fare domande per timore di sembrare ignorante, e questo crea distanza.
Il risultato è che molti escono dallo studio con dubbi irrisolti, che possono portare a non seguire correttamente le terapie.


Può raccontarci un esempio concreto di termine medico “tradotto” in linguaggio semplice nel libro?

Un esempio che porto spesso è la “dispnea”. Per noi medici è un termine chiaro, ma per i pazienti suona quasi alieno. Nel libro spiego che significa semplicemente “difficoltà respiratoria”, cioè la sensazione di non riuscire a respirare bene.
È una parola che descrive una condizione molto concreta, ma che va tradotta per essere subito compresa.


Quanto è importante la comunicazione chiara tra medico e paziente per la buona riuscita di una terapia?

Direi che è fondamentale. La terapia più efficace del mondo non funziona se non viene seguita. E perché venga seguita, il paziente deve capirla e sentirla sua.
Una comunicazione chiara è la base della fiducia reciproca: solo così il paziente si fida del medico e il medico può contare sulla collaborazione del paziente.


Nel libro ci sono schede pratiche: come possono aiutare i pazienti a prepararsi meglio alle visite mediche?

Le schede sono nate pensando a quei pazienti che arrivano in studio e si dimenticano domande o sintomi importanti, oppure li annotano su foglietti che poi perdono.
Servono a raccogliere in modo ordinato le informazioni prima della visita, così da avere maggiore chiarezza e sfruttare al meglio il tempo con il medico. Sono strumenti semplici, ma molto utili.


Crede che il “medichese” sia un ostacolo solo per i pazienti o anche per i medici stessi?

Credo che sia un ostacolo per entrambi. Noi medici rischiamo di rifugiarci dietro un linguaggio tecnico che ci rassicura, ma che crea distanza.
Tradurre non significa semplificare al ribasso, significa trovare il modo giusto per spiegare. È un esercizio che fa bene anche a noi, perché ci obbliga a ripensare davvero al senso di ciò che diciamo.


Com’è stata l’esperienza di trasformare nozioni cliniche complesse in un linguaggio accessibile a tutti?

È stata una sfida, ma anche un allenamento prezioso. Ho dovuto mettermi continuamente nei panni del paziente, chiedendomi: “Se io non fossi medico, come capirei questa frase?”.
È un esercizio di empatia, e credo che ogni medico dovrebbe farlo.


Quali feedback ha ricevuto dai lettori che hanno già letto il libro?

Non vedo l’ora di saperlo! Il libro uscirà il 10 settembre 2025 e sarà allora che arriveranno i primi riscontri.


Secondo lei, l’uso dei social e dei media può facilitare questa “traduzione” del linguaggio medico?

Assolutamente sì. I social, se usati bene, sono un’opportunità straordinaria per avvicinare i medici ai pazienti. È un linguaggio veloce, diretto, immediato.
Io stessa uso i reel per spiegare concetti complessi in 60 secondi: se un paziente riesce a capire meglio anche grazie a un video, è già un grande passo verso la consapevolezza.


Sta già pensando a un seguito o ad altri progetti editoriali legati alla divulgazione medica?

Le idee non mancano! Vorrei continuare a lavorare sulla comunicazione medico-paziente: questo libro è solo il primo passo. Credo ci sia ancora molto da fare per costruire un linguaggio comune che avvicini, invece di allontanare.
Mi piacerebbe che il messaggio arrivasse anche alle università, così da formare futuri professionisti sanitari più attenti a questo aspetto fondamentale.


Intervista alla Dott.ssa Sara Caponigro: “Ti spiego il Medichese”
Redazione The Digital Moon

Social The Digital Moon | Leggi altri articoli qui.

https://www.instagram.com/thedigitalmoon

Intervista alla Dott.ssa Sara Caponigro: "Ti spiego il Medichese"