Cronache

Sororità e riflessioni: una prospettiva inedita sulla violenza di genere

Ciao a tutti, questi miei ultimi giorni sono stati pieni di emozioni, per me. Ed ho deciso di condividerle con voi, come ho sempre fatto, con la promessa, da parte vostra, di riflettere su ciò che andrò a dirvi.

Questo mio percorso con voi mi riserva sempre tante belle occasioni per conoscere storie nuove, per alimentare la mia disponibilità nei vostri confronti. Ed io mi sento onorata di tutto ciò!

I miei social sono aperti a chiunque, soprattutto a chi dovesse aver bisogno di quella parola di conforto, di quel sostegno, di quello sfogo che si può riservare ad un’amica. A quell’amica vera, la quale vi può guidare verso la meta più giusta. Ecco! Io vorrei essere questo per voi: essere quell’amica alla quale confidare la storia più assurda, più particolare, che non osereste raccontare a chiunque.

E così è stato!

Qualche giorno fa, fui contattata da una persona. Un uomo e già questo è un dettaglio importante. So già a cosa state pensando! Penserete tutti sicuramente che lo abbia fatto per provarci, per complimentarsi, per invitarmi ad uscire a cena. Sono sicura che vi aspettate tutti una storia del genere, di quelle “fiabesche”, contornati da principi, principesse ed animaletti che parlano e consigliano su come far sbocciare l’amore. Ed invece no!

Quest’uomo, per rispettare la sua privacy, lo chiamerò Leonardo. Ho scelto questo nome perchè ha un significato molto affine, per la storia che vi andrò a raccontare fra un po’. Significa, appunto, “forte come un Leone” ed ho come la sensazione che Leonardo lo diventerà, durante questo periodo molto difficile per lui!

Leonardo, un venerdì pomeriggio, mi ha contattata su Telegram chiedendomi di essere ascoltato. Non ha chiesto il mio aiuto, anche perchè potrei far ben poco in questa situazione, ma solo ASCOLTO. Vuole che io sia la sua voce, la stessa che qualcuno ha pensato bene di togliergli. Dopo ore di richieste, accetto e decido di incontrarlo il sabato pomeriggio successivo.

Leonardo è agli arresti domiciliari, denunciato dalla sua ex per violenza fisica, sessuale ed altri tre capi d’imputazione, tutti molto, ma molto pesanti.

Leonardo mi chiede di incontrarlo. So già cosa direte tutti! Lui sapeva bene a cosa andava incontro, ma ha voluto correre il rischio!

Ho voluto ascoltare Leonardo, il primo “uomo” che ha deciso di parlarmi di un tema che, a quanto pare, sia solo, prettamente, di stampo “femminile”.

Questa mia riflessione NON è una presa di posizione!mLeonardo verrà giudicato nelle sedi opportune, è difeso da un legale e farà rivalere la sua verità in sede di tribunale. Quindi, il mio non è un modo per discolparlo o altro. NO! Per questo, vi invito a continuare a leggere la mia pagina di diario virtuale, per capire a cosa vorrei arrivare!

Leonardo è un bel ragazzo di 38 anni. È un agente di commercio, ormai ex perché, come ben si può immaginare, ha perso il lavoro. È mingherlino, non molto alto. Ha i capelli e gli occhi scuri, mani di un lavoratore ma non assolutamente trascurate. Nonostante il difficile periodo che sta passando, ci tiene molto alla sua persona. Quindi è curato, vestito bene, pulito, barba fatta, capelli da tagliare sì, ma non disordinati.

Mi ha accolto in una casa pulita e la macchinetta del caffè era sul fuoco.

Era agitato, come lo ero anche io, tra l’altro! Non posso nasconderlo e lui sa bene che, per me, quella situazione era nuova, oltre ad essere particolare. Molto particolare! Ho fatto pochissime domande.

Non c’è stato bisogno di farne, perché lui, anche preso dal suo stato emotivo alterato, ha parlato come una macchinetta. Ho pensato che si sa vendere molto bene e che, quindi, il suo lavoro lo sa fare in maniera eccellente. Nella vendita, infatti, devi essere così, con la parlantina ed essere brillante.

Leonardo, in un’occasione diversa da questa, sicuramente sarebbe stato tanto brillante, anche solo per soddisfare il suo bisogno di “essere brillante agli occhi della gente”. Ho sentito che ama farsi amare dalle persone e fa di tutto per farsi amare.

Non voglio entrare troppo nei dettagli della storia. Leonardo è agli inizi e non voglio che questa mia riflessione possa arrecare danno a qualcuno. Nè al presunto colpevole, né tantomeno alla presunta vittima.

La sua storia racconta di violenze subite, ma utilizzate dall’altra parte per incastrarlo. Normale per discolparsi, direte voi.

Lui racconta il suo rapporto con la ragazza. È la classica storia di una coppia tossica. Di quelle che siamo abituati a vivere. Come tutte le coppie, è successo anche a loro di litigare e sì, sono arrivati al contatto fisico. Ammette, anche, che le sue emozioni non riesce a gestirle del tutto, che prendono il sopravvento ma mi dice anche: “Laura, ti guardo negli occhi e ti dico che non ho mai alzato le mani ad una donna. Mai!”.

Leonardo sa bene che non posso giudicare la sua storia, né tantomeno prendere una posizione in merito. Non servirebbe, né a lui, né a nessun’altro. Non si può dire la propria in una situazione difficile come questa. Sono le carte a parlare e ci sarà un giudice a giudicare ed avvocati a difendere le parti. Ad ognuno il suo, si dice!

Ma la storia di Leonardo mi ha aperto un’altra prospettiva. Dopo poche ore, come se l’avessi organizzato, per puro caso, mi imbatto in un avvocato penalista, mio conoscente ed un poliziotto, i quali mi raccontano una storiella agghiacciante.

L’avvocato mi dà dei numeri: 7 denunce su 10 di violenza sono false e delle 3 rimaste, 1 è davvero attendibile, le altre 2 sono gonfiate. Ad oggi, ci sono donne che denunciano il compagno violento per puro scopo estorsivo. Lui stesso sta difendendo un dirigente di una nota azienda (della quale non posso fare il nome!), denunciato dalla ex moglie di violenza sessuale, fisica, lesioni, ecc…. Lui rischia il carcere, nonostante ci siano le dichiarazioni scritte del figlio 14enne, il quale descrive il padre in maniera completamente opposta. Dichiarazioni che ha anche Leonardo, tra l’altro.

Il poliziotto me ne dice un’altra.

Laura, hai idea di quante telefonate al giorno riceviamo di donne che lamentano violenza fisica da parte del compagno? E sai quante sono vere?”. Mi ha spiegato che in molte chiamano i numeri di emergenza per denunciare presunte violenze, per vendicarsi del partner che le ha tradite, ad esempio. Una, addirittura, un giorno si è presentata in questura per denunciare il fidanzato, con graffi e lesioni importanti alla mano che, a quanto pare, si è autoinflitta!

Anche in questo caso, la mia NON è una presa di posizione.

Vorrei solo che si riflettesse, per un attimo, su una situazione, che sta diventando un “fenomeno” e, quindi, una vera e propria emergenza per chi denuncia violenze certe.

Il numero di femminicidi, in Italia, di quest’anno, fino a oggi, è 93!

E non penso che si fermerà qui!

93 donne uccise per mano di individui di sesso maschile che non accettavano la fine della loro relazione o per gelosia malata o altri motivi. Sono 93 le donne ammazzate, le quali avevano segnalato o anche denunciato l’ex violento. 93 donne ammazzate non solo dall’ex, ma da tutti noi!

Vi chiedo.

Qualora dovessimo utilizzare la denuncia, come pura vendetta nei confronti di un uomo, la cui colpa è quella di non avere le palle di interrompere quella relazione ma non certamente quella di essere violento, quale credibilità si darebbe a chi, invece, ha bisogno di denunciare per tutelarsi?

Ovviamente, NESSUNA!

Per ogni denuncia FALSA fatta, c’è almeno una donna che, armata di coraggio, si presenta in questura o in caserma per tutelarsi dal compagno o marito violento e… NON VIENE CREDUTA!

Le denunce false di violenza sono un argomento estremamente delicato, poiché coinvolgono non solo la questione della violenza di genere, ma anche la possibilità che alcune persone possano abusare del sistema legale a fini estorsivi o vendicativi.

È importante sottolineare che la stragrande maggioranza delle denunce di violenza sono legittime e vanno trattate con la massima serietà. Tuttavia, come ho già anticipato, esistono casi in cui si verificano denunce false e, spesso, coinvolgono situazioni in cui una donna tradita cerca di strumentalizzare il sistema legale per puri scopi personali.

È fondamentale, a questo punto, rilevare la complessità del problema, in quanto quando si verifica, può avere conseguenze devastanti per tutti.

Da quello che ho avuto modo di verificare, le denunce false di violenza scaturiscono da:

  • vendetta: in alcune situazioni, una donna tradita o ferita emotivamente può cercare di vendicarsi dell’ex partner presentando denunce false. Questo può essere un tentativo di infliggere danni emotivi, finanziari o sociali all’altra persona;
  • estorsione: alcune persone cercano di utilizzare denunce false come mezzo per estorcere denaro o ottenere altri vantaggi materiali. Possono minacciare di presentare denunce false a meno che la controparte non soddisfi le loro richieste;
  • manipolazione dell’immagine: ci sono donne che cercano di danneggiare l’immagine pubblica dell’ex partner presentando denunce false di violenza. Questo può essere fatto per screditare la persona o guadagnare simpatia da parte di amici, familiari o l’opinione pubblica.

Ma quali conseguenze possono avere queste denunce?

Le denunce false di violenza hanno conseguenze molto gravi, sia per gli uomini accusati che per le vere vittime di violenza. Esse possono essere:

  • stigmatizzazione: gli uomini accusati ingiustamente di violenza, spesso, subiscono una stigmatizzazione sociale significativa, che può influenzare negativamente la loro vita personale e professionale;
  • danno alla credibilità delle vere vittime: le denunce false possono indebolire la fiducia nel sistema legale e rendere più difficile per le vere vittime ottenere giustizia;
  • spreco di risorse legali: le indagini sulle denunce false richiedono risorse legali preziose, che potrebbero essere meglio impiegate per affrontare casi legittimi di violenza di genere.

Qualche settimana fa, è uscito il mio articolo, intitolato “Una lettera alle donne: la mia richiesta all’unione”, dove ho parlato della sororità.

Lo potete leggere e saperne di più qui:

La sororità non è altro che la solidarietà tra donne, un argomento che, mi sono resa conto, è un po’ ostico in questo momento storico. Nonostante, infatti, tutto ciò che sta accadendo, ci riesce ancora difficile far uscire la nostra umanità e far rivalere il buonsenso.

È SORORITA’ che vi chiedo, oltre la riflessione, profonda con un pizzico di esame di coscienza.

Non dovete farlo solo per gli altri, ma anche per voi stessi.

Un giorno, infatti, potrebbe succedere a tutti di subire violenza e non penso che non vorremmo essere credute! In quel caso, la responsabilità non è solo delle istituzioni, ma anche nostra. E, direi anche, soprattutto!

Quando dico che manca l’educazione al rispetto, intendo anche questo.

Siamo talmente tanto incentrati su noi stessi, da perdere totalmente la ragione ed il buonsenso, soprattutto in situazioni dove dovrebbero fare da padroni.

Il mio è un vero e proprio grido di aiuto. Perchè le donne non vengono ammazzate solo per mano dell’assassino, ma anche per bocca di coloro le quali utilizzano le istituzioni per meri capricci.

La giustizia richiede un equilibrio tra la protezione delle vere vittime di violenza e la prevenzione dell’abuso del sistema legale. L’obiettivo dovrebbe essere quello di garantire che nessuno subisca ingiustamente gravi conseguenze a causa di denunce false, mentre si continua a combattere la violenza di genere in tutte le sue forme.

Siamo fatti anche di obiettivi.

Vi chiedo.

Riusciamo a farlo diventare un nostro obiettivo personale?