Professore e calciatore in Serie A: Intervista a Lorenzo Fierro

Professore e calciatore in Serie A: Intervista a Lorenzo Fierro. In questa intervista ci racconta come riesce a conciliare due mondi così diversi, tra allenamenti, lezioni e una nuova avventura da papà. Una storia che dimostra come i sogni, con determinazione e passione, possano davvero diventare realtà.
Sei un professore di matematica, ma anche un calciatore professionista: due mondi molto diversi. Come riesci a conciliare lavagna e campo da gioco?
Sono due dimensioni completamente opposte: una stimola la mente, l’altra coinvolge il corpo. Ma non mi sento stanco, perché entrambe sono passioni profonde che porto avanti con determinazione. Riuscire a conciliarle è possibile grazie alla mia forza di volontà e a una grande capacità organizzativa. Una forte dedizione per entrambi i ruoli mi ha permesso di eccellere in ciascun ambito.
Hai iniziato a giocare a calcio a soli sei anni. Cosa ricordi dei tuoi primi passi in questo sport?
Da piccolo giocavo come portiere, non ho mai avuto paura di niente. Ricordo mia madre che mi accompagnava a ogni allenamento e rimaneva a guardare ogni singolo minuto. Con il tempo, tutta la famiglia si è avvicinata a questo mondo, soprattutto mio padre e mio nonno.
Quest’anno stai vivendo la tua prima esperienza in Serie A tra i professionisti. Com’è stato il salto? Che emozioni stai provando?
È un’emozione indescrivibile: fin da piccolo ho sempre sognato di arrivare a questo livello. Mi ispiro a giocatori come Lookman, Zaccagni e Insigne. Non ho timore del salto di qualità, perché ogni sfida l’ho affrontata con la massima concentrazione e dedizione, ottenendo sempre buoni risultati. Sono entusiasta all’idea che la mia famiglia possa vedermi in televisione.
Tifi Salernitana: che effetto fa scendere in campo sapendo che in cuor tuo c’è una squadra che ami da sempre?
Amo Salerno, è una città splendida con tifosi appassionati. L’esperienza vissuta lì mi ha formato profondamente. Un giorno mi piacerebbe giocare anche solo un minuto all’Arechi, uno stadio che per me rappresenta pura adrenalina. Sentire il proprio nome cantato dai tifosi della tua città è qualcosa che resta nel cuore.
Oltre al calcio, ti piacciono il surf e la palestra. Cosa ti trasmettono queste passioni e come si integrano nella tua routine da atleta?
Il surf è pura adrenalina, mentre la palestra è indispensabile per migliorare la performance calcistica. Cavalcare un’onda ti fa sentire in cima al mondo, mentre la palestra rappresenta il sacrificio: è grazie a essa che sto completando il mio sviluppo atletico sotto ogni punto di vista.
A soli 26 anni, stai per diventare papà di una bambina. Come stai vivendo questa nuova avventura personale? Cosa sogni per il suo futuro?
Ancora faccio fatica a realizzarlo! Ma mi sento pronto per questa nuova sfida. Ho sempre mantenuto lucidità e calma dopo aver ricevuto questa notizia. Per sua figlia sogno un futuro pieno di possibilità: vorrei che si laureasse e seguisse le proprie passioni. Magari si appassionerà al calcio, proprio come il papà.
La matematica richiede concentrazione, logica, pazienza… qualità che servono anche in campo. Pensi che la tua formazione da insegnante ti aiuti anche come calciatore?
La matematica mi ha reso più razionale, paziente e riflessivo. Ho imparato a gestire meglio anche situazioni emotive sul campo, come il nervosismo dopo una sconfitta o un errore. Mi ha insegnato che esiste sempre una soluzione, anche nei momenti più difficili.
C’è mai stato un momento in cui hai pensato di dover scegliere tra sport e insegnamento? Come hai affrontato quella scelta?
Non ho mai pensato di lasciare il calcio. Per me è vita, è parte di ciò che sono. Voglio sempre portare avanti entrambe le strade, anche perché sogno di essere il primo professore-calciatore professionista.
Qual è la tua giornata tipo, tra allenamenti, eventuali lezioni e tempo per te stesso?
La mattina inizia con una sessione di addominali, poi vado a scuola a insegnare matematica. Nel pomeriggio mi alleno in palestra o in un centro di calisthenics, quindi impartisco lezioni private. Infine mi alleno con la squadra fino a sera. Nei giorni liberi mi dedico alla famiglia e guardo le videocassette di Maradona, cercando di emularlo in campo.
Cosa ti motiva ogni giorno, sia come atleta che come professore?
La mia famiglia e la mia ragazza. Faccio tutto questo per loro, ma anche per me stesso. Inseguire un sogno e raggiungerlo è qualcosa di meraviglioso. Auguro a ogni giovane di avere il coraggio di inseguire i propri sogni, senza mai arrendersi.
Qual è il consiglio più importante che daresti ai tuoi studenti e ai giovani calciatori che vogliono inseguire i propri sogni senza rinunciare alla scuola?
Di non rinunciare mai a nulla, di inseguire sempre i propri sogni con coraggio e dedizione. E soprattutto, di non abbandonare la scuola: è possibile portare avanti entrambe le cose. Io ne sono la prova, così come lo è stato Guglielmo Stendardo, ex calciatore di Serie A.
Guardando al futuro: ti vedi più in una classe, su una panchina, o magari in entrambi i ruoli?
Mi vedo in entrambi i ruoli, perché li vivo entrambi con passione. Mi impegnerò sempre al massimo per portarli avanti nel miglior modo possibile. Dedico grande attenzione sia al mio lavoro da professore che alla mia carriera calcistica.
Conclusione
L’intervista a Lorenzo Fierro professore e calciatore in Serie A, è la prova concreta che non bisogna scegliere per forza tra passione e dovere. È possibile diventare un professionista, dentro e fuori dal campo, senza rinunciare alla propria identità. In un mondo che spesso ci costringe a fare scelte nette, Lorenzo è l’esempio di come si possano abbracciare due vocazioni con la stessa intensità. Un messaggio potente, soprattutto per le nuove generazioni: credere in sé stessi e investire nelle proprie passioni è sempre la scelta giusta.
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