Storytelling

Siamo lupi o agnelli?

“Faccio sempre tutto quello che posso fare per i miei amici, se uno ha bisogno io ci sono. Ma poi finisce che se ne approfittano, danno tutto per scontato. E in più quando ho bisogno io tutti spariscono”.

Non so dire di no, è questo il mio problema. Spesso vorrei, ma è come se mi mancasse il coraggio e così mi lascio mettere i piedi in testa”. Nella vita di tutti i giorni sono tanti gli esempi in cui “farsi rispettare” diventa un tema importante. La sensazione prevalentemente quando non ci sentiamo rispettati è di amarezza, di sconforto e arriva dopo. Per l’ennesima volta non si è riusciti a far valere le proprie esigenze, a volte addirittura i propri diritti. 

Quando provi quelle sensazioni, in automatico, scattano subito le false idee, e sono loro il vero nemico su cui ci concentriamo. Prima falsa idea: io sono quella buona in un mondo malvagio. Seconda falsa idea: ho qualcosa che non va, una carenza che mi rende inadeguata e mi impedisce di impormi. Terza falsa idea: devo migliorare, devo essere più forte, più assertiva, più decisa, devo impormi di più! Queste false idee sono proprio ciò che ci tiene lontani dalla soluzione, perché ci impediscono di guardare dentro se stessi. 

Amiamo dividere il mondo in agnelli e lupi. Forse vorremmo essere lupi, ma quando siamo in macchina e urliamo appena uno ci taglia la strada ci viene il dubbio che proprio questa è la prova che invece siamo agnelli. Capaci di fare la voce grossa solo quando siamo protetti dentro la nostra auto, ma pronti ad abbassare la testa e stare zitti se un vero lupo ci minaccia. E se qualcuno ci dicesse che pecore e lupi non sono davvero opposti? E se nel lupo ci fosse l’agnello e viceversa?

In realtà è proprio così: nessuno è solo agnello o solo lupo. Anzi la vittima molto spesso, e almeno nelle relazioni umane, è solo colui che fa emergere nell’altro la sua parte più recondita che neanche è disposto a riconoscere. Non accetta la propria ombra, non la vede proprio: “Io sono fatto cosi, sono timido, non sono capace di impormi, mi blocco, per cui non riesco mai a dire di no”. 

Non accettare l’idea di essere, a volte, “il cattivo”, però, non vuol dire essere buono. In realtà, una parte aggressiva c’è in ognuno di noi perché è una funzione essenziale della vita: senza quella il pulcino non rompe il guscio. Ma se la neghi, lei si inabissa per poi riaffiorare in due modi: o come scoppi d’ira o come autolesione.

Avete presente quelle persone che ogni volta che fanno un piccolo errore, anche solo far cadere qualcosa che hanno in mano, iniziano ad insultarsi da sole? Con frasi del tipo “sono il solito cretino, non ne faccio una giusta”.

Ecco c’è un occhio dittatoriale dentro di noi, che non vuole l’errore e la debolezza. Ma che proprio così la crea.