La città di Corallo
Un primo assaggio di Coral Gables
Mi sveglio con le prime luci del mattino. Per un attimo, mi dimentico di dove sono, finché non scosto la tenda dalla grossa finestra alla mia destra. Di fronte a me, un susseguirsi di palazzi in perfette condizioni e un cielo limpido. Questo è il mio primo risveglio in America.
Mi dirigo in salone per preparare un caffè. Nel frattempo, mi arriva una notifica. Clarissa mi dice che, dopo ore passate in aereo prima di poter scendere, ha attraversato la città innevata a piedi, trascinando il suo bagaglio da 23 kg, per passare la notte a casa della sua amica. E che, una volta arrivata a destinazione, le era salita la febbre. Mi avrebbe raggiunto il giorno seguente e l’avrei accompagnata dall’aeroporto.
Decido di andare a fare un po’ di spesa per farle trovare qualcosa da mangiare e, con la scusa, vedere la città. Coral Gables: questo è il nome della cittadina, non appena fuori Miami, che ci avrebbe fatto da casa per quasi un anno intero.
Prende il nome da un castello costruito interamente in corallo da Edward Leedskalnin, in seguito a una pena d’amore. La ragazza lo aveva lasciato sull’altare e lui, per riconquistarla, costruì questa struttura, senza ottenere il successo sperato.
La cittadina è estremamente pulita, caratteristica che non possiamo attribuire alla mia città natale. Ogni aiuola è tagliata con precisione e le persone sembrano rilassate.
Tutto in pieno stile mediterraneo.
Sembra che ogni cosa sia stata progettata e messa in scena per il nostro arrivo.
Continuo a camminare fino al primo supermercato consigliato sulla mappa: il Publix. In pochissimo tempo mi accorgo dell’enorme differenza di prezzo dei prodotti rispetto al nostro paese. Una bottiglia di latte costa 5 dollari, un pacco di pasta 3 dollari; per non parlare delle verdure: un pacco di insalata costa 5 dollari.
Compro qualche prodotto e torno a casa. Incontro il proprietario di casa, che viveva con noi, anche lui italiano. Iniziamo una lunga conversazione e, dopo qualche ora, guardando l’orologio, si accorge che deve andare a lavoro. Prima di uscire, mi invita a cena nel suo ristorante, che si trovava proprio sotto l’abitazione.
Approfitto del suo turno di lavoro per dare uno sguardo al palazzo. L’appartamento si trova al 14° piano su 20 presenti nell’edificio (non era la prima volta che dormivo a quelle altezze: a Dubai ero ospite in un appartamento al 56° piano!) e al nono si trovano la piscina e la palestra. Passo due ore in palestra, poi mi tuffo in piscina per godermi il mio primo tramonto.
Dopo una lunga doccia, scendo al ristorante: un’enoteca di vini naturali. Non sapevo che quel posto, da lì a poco, avrebbe dato inizio al mio avvicinamento all’enologia.
Mi accomodo nel patio esterno e il proprietario mi dice che cenerà con me. In quel momento arriva un cameriere, a sua volta italiano, da Napoli. Mi dice di chiamarsi Ronaldo. Prende l’ordine e dopo poco torna con il vino, servendoci uno Chablis (un vino bianco francese), poi si dilegua per lasciarci cenare.
Al termine, Ronaldo si avvicina con altri due ragazzi, i suoi amici, Samuele e Gabriele.
Da subito notai una forte intesa, e questa simpatia ci avrebbe portato ben presto a essere coinquilini.
Mi reco a casa e, dopo questa lenta e piacevole giornata, mi sdraio sul letto. Mi accorgo che sto sorridendo. Sono dall’altra parte del mondo. E domani arriva Clarissa. Niente può andar male.
La mattina seguente mi reco presto in aeroporto per andare a prenderla. Venti dollari di Uber per 15 minuti di corsa. Capisco subito di dover iniziare a raccogliere informazioni per capire come gestire al meglio le finanze, dato il lungo periodo che saremmo rimaste qui.
Finalmente, la vedo, madida di sudore per la sfebbrata in aereo. Dopo un lungo abbraccio, saltiamo in Uber e ci godiamo la vista dal finestrino. Entrambe sospiriamo: “Ce l’abbiamo fatta! Finalmente riunite, pronte per iniziare insieme quest’avventura.”
Quella sera andammo da Sospiro, il wine bar della sera prima, questa volta accompagnate da un Rosé del Nord Italia. Sedute su un grazioso divano, con delle piacevoli luci soffuse e musica di sottofondo a tenere il tempo delle nostre chiacchiere.
Si fa subito ora di andare a dormire: il jet lag si fa sentire e domani inizia la nostra vita a Miami.