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Elena e la libertà che sconfigge la vergogna

“Ciao sono Elena Di Cioccio, ho 48 anni e da 21 sono sieropositiva. Ho l’Hiv, sono una di quelli con l’alone viola. Ero molto giovane quando questa diagnosi stravolse completamente la mia vita. All’inizio ho avuto paura di morire, poi di poter fare del male al prossimo. <E se contagi qualcuno?>, mi dicevo, <Non me lo perdonerei mai>.

Non è mai successo, non ho mai contagiato nessuno e non sono morta. Invece in questi 21 anni, mentre le terapie mi consentivano via via di vivere una vita sempre più normale, ad uccidermi è stata una smisurata vergogna di me stessa.

Ho vissuto la malattia come se fosse una colpa. Pensavo che tra me e l’altro, la persona peggiore fossi sempre io. Mi sentivo sporca, difettosa. Avevo timore di essere derisa, insultata, squalificata dal pregiudizio che ancora esiste nei confronti di noi sieropositivi.

Per difendermi, ho nascosto la malattia iniziando a vivere una doppia vita. Una sotto le luci della ribalta e un’altra distruttiva e depressa. Ma una vita a metà non è vita, e ho capito che ne sarei morta se non avessi fatto pace con quella parte di me.

Io sono tante cose e sono anche la mia malattia. Oggi sono fiera di me, non mi vergogno più, e l’Hiv che è molto diversa da come ve la immaginate. Io non sono pericolosa, sono negativizzata e finché mi curo io non posso infettare nessuno. Potete toccarmi, abbracciarmi, baciarmi e tutto il resto. Se volete continuare ad avere paura, io lo accetto, però girate lo sguardo verso il vostro vero nemico. L’ignoranza”.

(dal monologo di Elena Di Cioccio)

Ho voluto riportare, per intero, il monologo di Elena Di Cioccio. La stessa ha parlato a cuore aperto, davanti a milioni di ascoltatori, nel programma “Le Iene”, in onda su Italia 1, il martedì sera.

Ha parlato a cuore aperto, con gli occhi pieni di lacrime. Chi ha avuto modo di ascoltarla e guardarla attentamente, non ha potuto non notare la paura che provava in quel momento. Paura giustificata. Come biasimarla? Ha confessato di avere l’HIV, davanti a così tanta gente. Ha rischiato, e non poco, di essere giudicata. La paura è il minimo, va! In fin dei conti si sa. La gente giudica quello che non conosce!

Chi è Elena Di Cioccio?

Elena è nata a Milano, il 16 settembre 1974. È figlia d’arte, il suo papà, infatti, è Franz Di Cioccio, cantante e batterista della PFM. La sua passione fiorisce molto presto, grazie a suo padre, tanto che già da adolescente si esibisce, in alcuni concerti rock, nei locali milanesi. Elena inizia gli studi di canto, di recitazione e di doppiaggio e non senza dividersi tra il lavoro di organizzatrice di eventi musicali e le esibizioni sui palchi.

Nel 2001, inizia a lavorare come speaker radiofonica per delle emittenti private, fino ad arrivare ad RDS, Radio Deejay, Radio Capital e Radio 2, dove si trova tutt’ora.

Nel 2005, ad Elena si presenta la grande occasione di lavorare come inviata a “Le Iene”. Si fa notare subito per la sua enorme grinta e la sua grande simpatia.

Il suo curriculum è molto ricco. Oltre alla radio, non mancano i suoi debutti anche in TV, in ruoli che la vedono come attrice, come in “Piove e Quando”, il film di Walter Veltroni, uscito nelle sale cinematografiche a febbraio del 2023.

Sicuramente, un curriculum così vasto denota una donna molto attiva, impegnata, capace ed anche caparbia nel raggiungere i suoi obiettivi. Ma di Elena, dopo il suo monologo, dopo la sua profonda confessione, così intima e privata, dopo la sua apertura che ha voluto fortemente condividere con tutti noi, ci rimarrà la sua enorme fragilità. Una delle sue parti più belle!

È questo quello che io ho visto nei suoi occhi.

La fragilità di una donna che ha confessato uno dei suoi segreti più intimi, uno di quelli che potrebbero etichettarla e giudicarla. Seppur dopo tanti anni, Elena ha dimostrato di aver metabolizzato il fatto che lei sia sieropositiva e, soprattutto, i giudizi della gente.

La vergogna, quel sentimento che l’ha accompagnata in tutto questo tempo. Sono sicura che, mentre confessava la sua sieropositività, era un turbinio di emozioni. Era una pentola a pressione, con quel pizzico di vergogna, che ancora, forse, la influenza un pò e la paura. La paura è utile per difendersi, per tutelarsi dal male che potrebbe derivare da una situazione. Ed Elena lo sa cosa significa “avere paura!”.

Senza intenzione alcuna, mi sono resa conto che ho evidenziato, in grassetto, due delle cose che più si scontrano. Dritti e non senza farsi male. L’ignoranza e la paura.

Quante volte ci siamo dovuti scontrare con l’ignoranza?

Tante. Forse, troppe.

E quante volte ne abbiamo avuto paura?

Sicuramente, sempre.

“Ignoranza” deriva dal latino “ignorantia”, che significa letteralmente “mancanza di conoscenza”. E la gente ignorante, non solo non conosce, ma diventa anche arrogante e presuntuosa. E proprio da lì che scaturisce la paura, quello stato emotivo di repulsione e di apprensione in prossimità di un vero e proprio pericolo.

Quale sarebbe il pericolo in questo caso?

La gente, ovviamente.

In particolare, la gente ignorante. Quella che non sa e, quindi, parla. A vanvera. E dà consigli, spesso non voluti. Il più delle volte, solo per ferire ed allontanare quello che, secondo loro ed in quel preciso momento, considerano il “mostro”.

Si può chiamare HIV.

Può avere un colore diverso della pelle.

Tutto può essere un pericolo. Un pericolo per chi non conosce e parla.

Ma cos’è l’HIV?

L’HIV è il virus dell’Immunodeficienza Umana, il quale attacca il sistema immunitario, in particolare un gruppo di globuli bianchi, i linfociti T CD4+. Essi sono molto importanti nei meccanismi di difesa dell’organismo dalle infenzioni. Una volta che è avvenuto il contagio, si indebolisce il sistema immunitario e l’organismo è esposto ad infezioni causati da altri virus, batteri e funghi.

Cosa vuol dire “essere sieropositivi”?

Essere sieropositivi” significa avere gli anticorpi specifici del virus dell’HIV nel sangue. Questo indica che la persona in questione ha contratto l’infezione da HIV.

ATTENZIONE! Questo non dimostra che necessariamente si abbia l’AIDS!

L’AIDS, infatti, cioè la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, rappresenta lo stato clinico avanzato dell’infezione da HIV. Essa si può manifestare anche dopo anni dal contagio. Quando, magari, a causa del calo dei linfociti T CD4+, il sistema immunitario non è più capace di combattere le altre tipologie di infezione.

Ad oggi, esistono farmaci che tengono a bada il virus dell’HIV, permettendo ai soggetti che ne sono stati colpiti di condurre una vita normale.

Una pillola al giorno.

È questo il dosaggio per schiacciare il virus.

Adesso è certo: una persona sieropositiva in trattamento con anti-retrovirali da oltre sei mesi non è infettiva, neanche se ti tiro il sangue negli occhi. È il mio caso. Questo significa libertà, perché è certificata, non è un’opinione”.

(Elena Di Cioccio)

È quanto ha detto Elena nell’intervista che è scaturita dal monologo che l’ha vista protagonista.

Continua dicendo: “Oggi prendo una pillola sola. Una al giorno. E non sono più infettiva”.

Elena ha dato una grande lezione di vita.

Ha parlato di LIBERTÀ. Una delle condizioni delle quali io scrivo spesso e credo fortemente. La libertà individuale è uno dei principi fondamentali, un diritto inalienabile e una prerogativa incontestabile. Ovviamente, la realtà denota tutt’altro!

La LIBERTÀ la si può toccare in diverse occasioni, ma è importante, prima, raggiungere la consapevolezza che si può essere liberi, allontanando tutto ciò che è tossico, ci condiziona e, soprattutto, ci rende vulnerabili. “Essere liberi” richiede coraggio e determinazione, soprattutto quando si tratta di resistere alle pressioni esterne e di perseguire le proprie scelte. Tutto questo non senza una certa dose di sacrificio e di impegno, dalle quali scaturisce una maggiore soddisfazione ed a una sensazione di realizzazione personale.

La vergogna è quel sentimento di disagio che ci toglie la libertà. Proprio perchè deriva dal timore di essere giudicati negativamente dalla gente.

Non provare più vergogna è il primo passo verso la libertà.

Avete notato come la gente sia sempre presente, qualsiasi tematica si affronti?

Questo perché le si attribuisce un’importanza talmente grande, da farci schiacciare totalmente. Fino, addirittura, a farci condizionare la vita. Ma glielo permettiamo noi!

Elena ha parlato a milioni di telespettatori.

È stata pubblicata su profili social con milioni di followers.

Spero sia stata vista da tutti coloro che oggi credono di essere liberi, ma che fondamentalmente non lo sono.

Penso fortemente che Elena, così come tanti altri che decidono di metterci la faccia, siano esempi da seguire, per raggiungere quella consapevolezza, pilastro portante per iniziare ad essere persone nuove. PERSONE LIBERE.