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Alessandra e la naturopatia: Un approccio olistico alla salute

Alessandra e la naturopatia: Un approccio olistico alla salute

Alessandra, ci racconti com’è iniziato il tuo percorso nel mondo della naturopatia? Cosa ti ha spinta a intraprendere questa strada?

Tutto è iniziato da una domanda che mi portavo dentro da tempo: “È davvero tutto qui?”

Ero stanca di rincorrere ritmi che non sentivo miei, di ignorare i segnali del corpo che chiedeva ascolto. Così ho cominciato a cercare qualcosa di diverso, qualcosa che mi aiutasse a tornare in contatto con me stessa. La naturopatia è arrivata quasi per caso, ma appena l’ho incontrata ho sentito che era la mia strada.

Mi affascinava l’idea che il corpo sappia guarire, se gli diamo gli strumenti giusti e lo rispettiamo. Mi ha colpita la bellezza del rallentare, del prendersi cura di sé in modo naturale. E da lì è iniziato tutto: studio, passione, e soprattutto il desiderio profondo di aiutare anche gli altri a ritrovare equilibrio e benessere, un passo alla volta.

Cosa significa per te lavorare in modo olistico?

Per me, lavorare in modo olistico significa guardare la persona nella sua interezza: corpo, mente, emozioni e anche quel qualcosa in più che spesso trascuriamo, l’anima.

Non mi interessa solo “cosa non va”, ma chi sei, come vivi, cosa senti. Ogni percorso che creo è come un abito su misura: ascolto tanto, osservo con attenzione e propongo strumenti che rispettano i tuoi tempi, i tuoi bisogni, la tua unicità.

A volte iniziamo da ciò che si mangia, altre volte dal respiro, altre ancora da un semplice momento di silenzio. Ogni persona ha una porta d’ingresso diversa, e il mio compito è aiutarti a trovarla — per rimetterti in contatto con ciò che ti fa stare davvero bene.

Quali strumenti utilizzi nei tuoi percorsi e come scegli quali usare?

Ogni strumento è come una nota diversa in una melodia che deve risuonare con la persona che ho davanti. Non uso mai un solo approccio, ma creo un percorso che unisce ciò che può fare davvero la differenza in quel momento.

La fitoterapia, ad esempio, è una grande alleata: le piante hanno un’intelligenza sottile, sanno accompagnare con dolcezza ma in profondità. La nutrizione naturale è la base: ciò che mangiamo parla di noi e può diventare una vera forma di cura. Le tecniche di rilassamento, invece, ci aiutano a rallentare, a tornare al corpo, a sciogliere quel rumore di fondo che spesso ci allontana da noi stessi.

Integro tutto questo con ascolto, presenza e intuizione, perché il vero benessere nasce quando le cose iniziano a fluire in modo naturale e senza sforzo.

Viviamo in una società frenetica. Come aiuti le persone a rallentare e ritrovare equilibrio?

Oggi tutti corrono, spesso senza sapere nemmeno dove stanno andando. La prima cosa che faccio è creare uno spazio sicuro, dove finalmente ci si può fermare e respirare. Nessun giudizio, nessuna fretta. Solo presenza.

Accompagno le persone a rallentare, a riconnettersi con il proprio corpo, con le emozioni, con quella voce interiore che troppo spesso viene messa a tacere. Ogni percorso è un viaggio fatto insieme, con piccoli passi, ascolto profondo e tanta dolcezza.

Non si tratta solo di “fare qualcosa per stare meglio”, ma di cambiare prospettiva, di riscoprire chi si è davvero. E quando questo succede, il cambiamento non è solo possibile: è naturale.

Quanto è importante per te la consapevolezza?

La consapevolezza è la chiave di tutto. Senza di essa, anche il rimedio più efficace rischia di diventare solo una toppa temporanea. Quando impariamo ad ascoltarci davvero — il corpo, i pensieri, le emozioni — iniziamo a capire di cosa abbiamo davvero bisogno.

I ritmi naturali ci insegnano che non possiamo vivere sempre “a mille”, che ogni cosa ha il suo tempo: il tempo per agire, quello per riposare, quello per lasciar andare. Di questo ne parlo anche in maniera dettagliata nel mio libro, in uscita in autunno. Aiuto le persone a riconnettersi a questi ritmi, che non sono fuori da noi… sono dentro.

E la cosa più bella è che, quando la consapevolezza si risveglia, le persone iniziano a trasformarsi in modo spontaneo: diventano più serene, più centrate, più libere. È un processo che sorprende sempre, anche me.

Come vivi il tuo rapporto con chi ti segue online?

Credo che oggi ci sia un bisogno fortissimo di ascolto vero. Troppe persone si sentono trascurate, liquidate in pochi minuti, come se i loro malesseri non contassero davvero. C’è una grande voglia di ritrovare qualcuno che guardi alla persona e non solo al sintomo.

La naturopatia fa proprio questo: accoglie, ascolta, accompagna. E il web ha amplificato tutto questo. Attraverso i miei canali, su Instagram e TikTok, ho iniziato a condividere consigli, riflessioni e strumenti semplici per ritrovare equilibrio in modo naturale. La risposta è stata enorme, perché le persone vogliono sentirsi viste, comprese, guidate con dolcezza.

Il successo che ho avuto online è la conferma che c’è un cambiamento in atto. La gente è stanca di soluzioni rapide e impersonali. Vuole tornare a prendersi cura di sé con consapevolezza. E la naturopatia parla proprio questo linguaggio.

C’è un caso che ti è rimasto particolarmente nel cuore?

Ce ne sono tanti, ma una che mi torna spesso in mente è una ragazza che mi ha cercata dopo mesi di insonnia, gonfiori continui e un senso di ansia costante. Era giovane, sveglia, ma completamente disconnessa dal suo corpo. Mi disse: “Non mi sento più io, non mi riconosco.”

Quello che mi ha colpita è che sembrava tutto “a posto” nella sua vita, almeno in apparenza. Ma dentro era come spenta. Abbiamo lavorato insieme con dolcezza: ho iniziato a introdurre piccole pratiche quotidiane, piante che aiutassero il suo sistema nervoso, cibo che nutrisse davvero, ma soprattutto… spazio per respirare.

La trasformazione è avvenuta piano, senza fuochi d’artificio, ma reale. Un giorno mi ha scritto: “Mi sto tornando simpatica.” E io ho sorriso, perché quando una donna inizia a piacersi di nuovo, non solo fuori ma dentro, vuol dire che ha ricominciato a vivere.

Ecco, questo è il tipo di benessere che cerco di portare: qualcosa che restituisca alla persona il piacere di essere sé stessa.

Come immagini il futuro della naturopatia?

Vedo un futuro in cui la naturopatia non sarà più vista come qualcosa “in più”, ma come parte integrante della cura di sé. Le persone stanno cambiando: vogliono essere protagoniste della propria salute, non più spettatrici. E la naturopatia, con il suo approccio gentile ma profondo, risponde perfettamente a questa esigenza.

Il mio sogno è renderla sempre più accessibile, semplice da comprendere e da integrare nella vita quotidiana. Sto lavorando su percorsi online, podcast, libri, strumenti pratici e contenuti che possano arrivare anche a chi non ha tempo o possibilità di venire in erboristeria.

Voglio che chiunque possa iniziare da subito a prendersi cura di sé, anche con piccoli gesti: una tisana consapevole, un respiro più profondo, un rituale serale. Perché il benessere vero non è complicato — è solo dimenticato. E io voglio contribuire a ricordarlo.

Che consiglio daresti a chi desidera iniziare un percorso di benessere?

Direi una cosa molto semplice: inizia da te. Non cercare subito risposte fuori, parti da come ti senti, da ciò che ti manca, da cosa ti fa stare bene — anche solo per un attimo. Spesso cerchiamo grandi rivoluzioni, ma i cambiamenti più profondi iniziano da gesti piccoli, ripetuti, sinceri.

Fermati. Ascoltati. Fai spazio. Anche solo dieci minuti al giorno per respirare, scrivere, camminare senza meta. Non serve avere tutto chiaro all’inizio. Serve solo la disponibilità ad ascoltarsi con onestà e gentilezza.

Il resto arriva da sé. E se senti che da sola non ce la fai, chiedi aiuto: non è un segno di debolezza, ma di coraggio. Nessuno dovrebbe affrontare un cambiamento importante senza qualcuno accanto.

Cosa significa per te vivere in modo autentico?

Per me vivere in modo autentico significa essere fedeli a sé stessi, anche quando è scomodo, anche quando il mondo intorno sembra andare in un’altra direzione. Significa smettere di compiacere, di rincorrere modelli che non ci appartengono, e iniziare a chiederci: “Cosa mi fa bene davvero? Cosa mi somiglia?”

Cerco di vivere così ogni giorno, anche con i miei limiti, anche quando non è perfetto. E cerco di trasmettere questa autenticità anche nel mio lavoro: parlando in modo semplice, mostrando anche le mie fragilità, scegliendo la verità invece della perfezione.

Perché la vera libertà, quella che guarisce, arriva quando ci permettiamo di essere pienamente noi stessi. E se c’è una cosa che spero di lasciare a chi mi incontra, è proprio questo: il coraggio di riscoprirsi, e di restare fedeli alla propria essenza.

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