Attualità

Lady Oscar, la combattente paladina dell’identità sessuale

Avete o, meglio, avete avuto un vostro cartone animato preferito?

Penso di sì, come tutti d’altronde!

E quanti di voi si è rivisto nel personaggio principale?

Credo proprio tutti, soprattutto da bambini, quando ci sentivamo supereroi e supereroine, principi e principesse e tanti altri.

Era un gioco per noi bambini, un sogno ad occhi aperti. Era alquanto semplice rivederci nei panni del nostro cartone preferito. Ci immedesimavamo nel personaggio principale, riuscivamo a vivere il racconto, in tutte le sue sfaccettature. La nostra immaginazione ci aiutava ad immergerci completamente nella storia.

Ecco!

Era il 1° Marzo del 1982, quando in Italia trasmettevano, in TV, la prima puntata della serie “Lady Oscar”. Creata da Riyoko Ikeda, divenne in poco tempo il personaggio iconico della cultura pop giapponese. Dopo poco più di 5 anni, sono nata io e Lady Oscar diventerà, per la Laura bambina, uno dei suoi cartoni animati preferiti. L’appuntamento era imperdibile, ogni pomeriggio, dopo i compitini!

Chi è Lady Oscar?

Lady Oscar è una ragazza nobile, figlia del comandante delle guardie del corpo della regina Maria Antonietta. Il padre l’ha sempre voluta crescere come un maschio. Dimostrò di essere, già da piccola, un’abile spadaccina ed un’atleta, oltre a sviluppare un carattere tenace ed estremamente coraggioso. Fu così che viene istruita all’addestramento militare.

Il suo vero nome è Oscar François de Jarjayes, ma inizia a chiamarsi Lady Oscar e si mette a capo della Guardia Reale. Molto presto, diventa grande amica di Maria Antonietta d’Austria, quest’ultima futura sposa di Luigi Augusto. Entrambe, però, si innamorano di Hans Axel von Fersen, un conte svedese. La storia si svolge tra questo amore, la Rivoluzione Francese e vari altri innamoramenti segreti, come quello per lo scudiero Andrè, il quale diventa grande amico di Lady Oscar.

Come facilmente intuibile, la serie è ambientata in Francia e racconta gli anni della Rivoluzione Francese del 1789, oltre a descrivere dettagliatamente la vita della corte di Versailles.

La storia finisce con la morte di Lady Oscar, avvenuta con l’assalto alla Bastiglia, il 14 luglio del 1789. Lei combatte dalla parte del popolo e muore colpita al petto, il giorno dopo la morte di Andrè, causata da una pallottola vagante.

La serie è ispirata alla storia di Marie-Jeanne Schellinck, la prima donna soldato che combatté la Rivoluzione Francese, nata a Gand il 25 luglio del 1757.

Il 15 aprile del 1792, a 35 anni, si arruola nel 2° Battaglione belga e da lì iniziò la sua carriera militare. È stata sempre presente su tutti i campi di battaglia, con il suo abbigliamento palesemente da uomo. Si dice che Napoleone, davanti ad un dispiegamento di militari, la encomiò con una medaglia, esclamando: “Inchinatevi al cospetto di questa donna straordinaria, perché è una delle glorie del nostro impero”.

Mentre, però, Lady Oscar, come ho detto prima, muore in battaglia, Marie-Jeanne si ritirerà dalla vita militare, dopo il matrimonio con un tenente. Si stabilì a Lille, dove morì all’età di 83 anni.

Negli anni ’80/’90, Lady Oscar ha fatto tanto discutere di sé e non escludo che lo faccia ancora oggi. Una donna dal portamento fiero, dalla lunga chioma bionda, che contrastava con gli abiti da uomo che indossava, simboli tangibili della sua ambigua identità sessuale. Forse! O, forse, le piaceva solamente vestire da uomo. Questo non lo sapremo mai, fatto sta che, con la sua semplicità, è riuscita a stravolgere, e non poco, l’immagine femminile stereotipata di quel tempo. Dando assai rilevanza al concetto di indipendenza, intesa appunto come identità sessuale.

Gli anni in cui Lady Oscar ha fatto capolino sui piccoli schermi, non possiamo certamente dire che fossero aperti, sotto il punto di vista dell’orientamento sessuale.

Gli anni ’90 sono quelli in cui si è formata la comunità LGBT, ad esempio, e si iniziò a parlare, in maniera sempre più diffusa, in TV tramite campagne di prevenzione, di AIDS. Dopo, ovviamente, il decennio prima, cioè quelli della “scoperta”, come nel caso del virus dell’HIV, ma, ripeto, sono gli anni ’90 gli amplificatori vocali di queste “nuove” situazioni e non senza difficoltà.

Si può solo immaginare, soprattutto per chi non ha vissuto in quegli anni, cosa poteva suscitare, in quel periodo, un orientamento sessuale non accettato e conosciuto dalla società, come appunto l’omosessualità. Se, ancora oggi, un gay pride fa scattare sull’attenti, suscitando indignazione di tutte le anime “innocenti” cattoliche di questo paese, cosa avrebbe potuto causare, a quel tempo, una persona omosessuale? Ovviamente, scalpore, con tanto di giudizi e pregiudizi, insulti omofobi, isolamento sociale, fino ad arrivare, nei casi più gravi, anche alla violenza.

La storia insegna che l’omofobia è una di quelle insofferenze che non sempre si riesce a sopportare. Tante volte, purtroppo, le vittime non si rassegnano all’ignoranza delle persone. Decidono di mettere fine alla loro vita, per ritrovare la pace interiore distrutta da gente senza scrupoli e totalmente irrispettosa per l’altro. Sono deboli? Può essere, ma un detto molto famoso dice che “ne uccide di più la lingua che la spada”. Proprio per sottolineare quanto possano far male le offese.

Non so perché, ma avete notato che tutto ciò che è riconducibile al sesso, inteso come l’atto sessuale che termina con l’amplesso, crei tanto scandalo? Che sia una semplicissima foto in intimo, fino all’omosessualità. Quindi una sessualità “deviata” per tanti ancora, perché “solo il rapporto tra uomo e donna è naturale!”. Un’idea palesemente influenzata dalla religione cattolica. Basti pensare cosa riserva la Bibbia per gli omosessuali (per chi non lo sapesse, la pena di morte!).

Il sesso, in tutte le sue sfaccettature, sia esso tra un uomo ed una donna, tra due uomini o tra due donne, dovrebbe essere talmente intimo, da venire tutelato e protetto. O, almeno, qualora non si dovesse condividere, bisognerebbe solo tacere, segno di alta sensibilità verso un tema che non dovrebbe infastidirci più di tanto. I gusti sessuali sono personali e nessuno dovrebbe metterci lingua. Ma purtroppo non è così!

Siamo nel 2023 ed un bacio tra due uomini suscita ancora tanta disapprovazione. Basti pensare alle reazioni suscitate dal bacio scenografico tra Fedez e Rosa Chemical, a Sanremo. Di tutta la manifestazione ed i messaggi importanti che sono stati diffusi, grazie alla lettera di Chiara Ferragni ed il monologo di Chiara Francini, è di Fedez e Rosa Chemical che si è parlato di più, alzando un polverone, a mio avviso, totalmente inutile.

Viviamo nell’era dove, se due donne passeggiano insieme, sono automaticamente lesbiche e, questo, crea non pochi problemi. Qualche mese fa, a Napoli, due donne si baciano in metro ed un passeggero insorge. La lamentela? Il fastidio, il suo, alle effusioni delle due donne.

Ma cosa è l’identità sessuale?

Inizio col dire che l’identità sessuale si differenzia dall’identità di genere e dall’orientamento sessuale.

L’identità sessuale non è altro che il sesso biologico che corrisponde ai propri genitali. L’orientamento sessuale non è altro che l’attrazione sessuale che si prova per un genere e/o l’altro. Mentre l’identità di genere non è altro che il sesso con il quale ci si identifica, sia culturalmente che socialmente.

Entrando nei dettagli, sarebbe utile specificarne meglio la definizione.

L’identità sessuale è un concetto complesso e multifattoriale, che si riferisce alla percezione soggettiva della propria sessualità. Richiama, quindi, le emozioni, le sensazioni ed i pensieri che una persona possiede, in merito al proprio corpo ed alla propria sessualità. Può includere la comprensione di sé stessa come maschio, femmina o altro.

L’identità di genere, invece, si riferisce alla percezione soggettiva della propria appartenenza al genere. Questa richiama le emozioni, le sensazioni ed i pensieri di una persona, in merito al proprio genere. È legata a quella sessuale e consente ad una persona di definirsi uomo o donna, indipendentemente dalle sue caratteristiche biologiche e dalla definizione che la società associa ai vari ruoli di genere (quindi, uomo o donna). Infine, l’orientamento sessuale si riferisce alla preferenza sessuale di una persona. Dunque, definisce se la stessa è attratta da persone dello stesso genere, di genere opposto o di entrambi i sessi (omosessualità, eterosessualità, bisessualità, pansessualità, asessualità).

È importante distinguere questi concetti perché sono tutte componenti diverse della sessualità umana e non sempre coincidono tra loro. Ad esempio, una persona può identificarsi come uomo, ma essere attratta da uomini (orientamento sessuale “omosessuale”). In alternativa, una persona può identificarsi come non-binaria (cioè non identificarsi esclusivamente come maschio o femmina) ed essere attratta da persone di qualsiasi genere (orientamento sessuale “pansessuale”).

Vorrei far notare che l’identità sessuale, l’identità di genere e l’orientamento sessuale non sono scelte consapevoli, ma piuttosto caratteristiche intrinseche della persona. Ciò significa che non è possibile “convertire” o “curare” l’identità sessuale, l’identità di genere o l’orientamento sessuale di una persona. Seppur la società non accetta la “diversità” sessuale e, in molti, soprattutto cattolici, cercando la soluzione per “curare certe devianze”.

Per questo, molte persone si sentono obbligate a dover nascondere la loro identità sessuale, di genere e/o il loro orientamento, status che causa stress, ansia, fino a portare depressione e suicidio. Pertanto, è fondamentale che abbiano accesso a servizi di supporto e di salute mentale che comprendano e rispettino la diversità sessuale e di genere.

Sapete perché Lady Oscar è stato uno dei miei cartoni preferiti?

Da piccolina, vedevo Lady Oscar come una donna che combatteva per la libertà della gente, molto buona, dal cuore grande ed estremamente bisognosa di amore. Guardavo questa donna con gli occhi fieri ed orgogliosi di una bambina, che in cuor suo sapeva che sarebbe diventata una combattente (e penso di non esserci andata molto lontana!).

Se dovessi analizzare la mia ammirazione per lei, non potrei non sottolineare il mio enorme apprezzamento per quelle donne che sanno cosa vogliono, sicure di sé, le quali riescono a combattere e non senza avere paura. Sono le stesse che riescono a lasciare un segno, nonostante le difficoltà e portano avanti le loro idee e ciò in cui credono, senza farsi ferire da chi vorrebbe solo schiacciarle.

Io? Vorrei essere così, la combattente che ho sempre ammirato. La mia missione? Svegliare l’animo combattente in quelle principesse che credono ancora che la gelosia sia sintomo di amore e cercare di far capire alle persone che il giudizio non è altro che un’arma che potrebbe fare male. Molto male!