Musica

Il DNA del suono in un solco: una storia nel vinile

Qualcosa di magnifico si nasconde dentro quel suono analogico, che a partire dalla fine del 1800, ha dato avvio ad un nuovo modo di ascoltare, produrre e suonare la musica e non solo.

Il disco in vinile possiamo considerarlo l’invenzione più innovativa dei suoi tempi, antenato delle musicassette, ma soprattutto dei CD. La sua storia rimane molto affascinante, come il disco stesso rimane ai nostri occhi.

Ma come fa a uscire il suono da quella linea incisa sulla gommalacca?
Chiunque si trovi di fronte ad un giradischi, ammira quel disco che gira, come un bambino ammira un banco di dolci. Qualcosa di insano, di straordinario, viene riprodotto con il solo scorrere di una puntina tra due solchi.

Immaginate una valle di montagne, profondamente incisa e irregolare, e sovrapponete quell’immagine al solco del disco.
Sappiamo che, in una grande distesa, urlando una parola, le montagne ne riproducono il nostro eco.

Ecco, noi e la nostra voce rappresentiamo la puntina che scorre tra i vari solchi e microsolchi; mentre la grande valle che riproduce il suono, rappresenta i solchi irregolari del vinile, incisi da un’altra puntina.

Entriamo ancora di più nello specifico

Nel corso degli anni si susseguirono diversi strumenti, diventavano sempre più funzionali e all’avanguardia.

  • Nel 1857 venne brevettato il primo strumento che incideva il suono su carta, dove l’obiettivo principale era quello di studiare il grafico del suono, piuttosto che riprodurlo. Questo era noto come “fonoautografo”, brevettato da Leon Scott, capace di riprodurre e registrare anche le voci.
  • Pochi anni dopo, nel 1877, Thomas Edison dà vita ad uno strumento che avrebbe riprodotto la musica grazie ad una serie di cilindri di ottone, ricoperti dalla carta stagnola su cui era incisa la “traccia”. Solo nel 1880 la carta stagnola, essendo poco resistente e di breve durata, venne sostituita da una cera.
  • Nel 1887 venne brevettato lo strumento più funzionale rispetto a quelli precedentemente brevettati. L’ingegnere Emile Berliner, chiamò “grammofono” questo strumento che al posto del cilindro o del braccio snodabile, presenta il disco orizzontale, dove la puntina scorre a destra ed a sinistra, senza creare pressione.

Fabbricazione del disco 

Il processo di produzione del disco, era e rimane tuttora, un processo lungo e delicato. 

La prima fase del processo consiste nel campionare la musica che viene suonata in uno studio, registrata da dei microfoni e poi convogliata e registrata su un nastro magnetico.

Naturalmente, lo sviluppo della tecnologia negli anni, ha portato a semplificare il processo di registrazione, mantenendo uno stampo simile, ma digitale. 

Dopo esser stato registrato, il campo magnetico viene convertito in corrente elettrica, che passando per un amplificatore, arrivava alla testina di incisione. 

Rispetto al disco il solco varia:

  • microsolco
  • solco normale

Se osserviamo ad un microscopio elettronico le varie “valli” del disco, notiamo che presenta diverse scanalature. Queste sono la forma scritta del suono, e cambierà a seconda della musica ascoltata. Sarà più lineare per la musica classica e più irregolare per quella Rock. 

Dopo essere stati incisi, i dischi vengono sottoposti ad una serie di processi, noti come “bagni galvanici”.

Il disco viene prima ricoperto da acetato di cellulosa, per poi essere immerso in una soluzione di nitrato di argento ammoniaco e glucosio, cosicché si creino su di esso degli strati di argento, per  produrre dei duplicati.

In seguito il processo di “nichelatura”, con un deposito di rame sul fronte del master, darà origine ad una serie di duplicati negativi.

Un processo che possiamo definire chimico. 

Questo “biscotto”, come viene chiamata la piccola porzione gommosa di cloruro di polivinile, che si va a formare, viene riscaldato, così da essere più elastico; per poi essere inserito in una pressa a 150 gradi per 30 secondi. In media si producono 120 dischi all’ora. 

Viene poi eliminato l’eccesso e tagliato se si tratta di un 45 giri in microsolco. Infine la tipografia si occuperà  di “personalizzare” il nostro disco.

I primi dischi in vinile sono stati messi sul mercato il 21 giugno del 1948. 

Nel corso degli anni cambiano i materiali e le forme date al disco. Possono essere colorati, a forma triangolare, a forma di cuore e così procedendo con la fantasia.

In seguito alla produzione dei dischi a 78 giri in vetro, lamina di metallo rivestita di cera, gommalacca; vennero prodotti i dischi a 33 giri. Questi avevano un solco minore e una profondità minore, che permetteva alla puntina di scorrere più lentamente, generando così un suono più “pulito”.

Dopo il secondo conflitto mondiale, a causa della scarsità dei materiali e delle forniture, i dischi vennero costruiti in vinile. Il primo fu il 78 giri, lanciato dalla “Columbia Records” nel 1948. 

Il vinile permetteva al disco di avere un solco minore e una registrazione più lunga. 

Infatti dal momento in cui si iniziò ad utilizzare questo nuovo materiale, nacque il “long playing” o LP. 

L’LP rappresenta l’antenato del nostro attuale Cd digitale, perché questo nuovo supporto leggero permetteva di produrre dischi capaci di contenere, non più due, ma dieci brani. 

Continuarono le sperimentazioni sul disco, sempre più innovative e sorprendenti. Impossibile immaginare quanto si potesse nascondere dentro un “biscotto” di gommalacca e vinile. 

Da un lato si passò a due: lato A e lato B, dove l’artista poteva scegliere se mantenere gli stessi brani in entrambi i lati oppure no.

Finora abbiamo parlato di “78, 33, 45  giri”, ma fondamentalmente, a cosa ci riferiamo? Precisamente parliamo di quanti giri vengono fatti al minuto dal disco.

Dunque, in un piccolo giro di qualche parola, ci siamo immersi all’interno del disco, come se stessimo camminando tra le sue “valli”, per scoprire passo passo, la sua storia ed evoluzione.

Molto più difficile sarà con il Cd, che a causa della sua digitalizzazione, ci racconterà una storia diversa, con un suono diverso. 

Curioso di passare alla prossima invenzione? 

Prima, prendi un 78, 33, 45 giri, posizionalo sul tuo giradischi, e balla ruotando insieme a lui.

Flaxsa

Flaxsa

Mi chiamo Flavia Innocenzi, in arte Flaxsa. Sono una Dj ed una studentessa universitaria. Nei miei articoli cercherò di rendervi partecipi del mio mondo e delle mie esperienze; ma sopratutto mi impegnerò ad illustrare i benefici che la musica ha sul nostro corpo e sulla nostra mente.

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