Dal tappeto alla pole dance: un viaggio di disciplina
Dal tappeto alla pole dance: un viaggio di disciplina e scoperta di sé, tra forza, consapevolezza e amore per il movimento.
Com’è nato il tuo rapporto con il movimento e lo sport?
È nato in maniera molto naturale, iniziando a praticarlo fin da bambina.
Cosa ti ha lasciato la ginnastica artistica a livello mentale e fisico?
A livello mentale, sicuramente tanta disciplina e la voglia di mettermi in gioco, oltre alla consapevolezza che per fare bene le cose bisogna farle, rifarle, e perfezionarle continuamente. A livello fisico, ha contribuito a lasciarmi una buona struttura muscolare di base.
Come sei arrivata alla pole dance e cosa ti ha conquistato fin da subito?
Ho scoperto la pole dance per caso, cercando qualcosa che potesse richiamare, almeno in parte, lo sport che praticavo in precedenza.
Quali similitudini hai trovato tra ginnastica e pole dance, e in cosa invece sono profondamente diverse?
Amo entrambe le discipline perché si basano su un processo di apprendimento, su figure ed elementi da acquisire. Soprattutto sulla costanza nell’impegno e nella ripetizione finché non riescono.
La differenza più grande, forse, risiede nella consapevolezza fisica personale: nella ginnastica il corpo era il mezzo per creare figure; nella pole dance lo è ancora, ma c’è anche una componente di self love e accettazione fisica che è completamente diversa.
Hai parlato di “processo di apprendimento”: quanto è importante per te imparare qualcosa di nuovo attraverso il corpo?
È fondamentale. Nello sport, ma anche nella vita in generale, ho bisogno di avere sempre ben chiaro il percorso: da dove parto e dove voglio arrivare. Fissarmi come obiettivo l’apprendimento di determinate figure acrobatiche mi aiuta molto.
In che modo la pole dance ti ha aiutata a entrare in contatto con te stessa?
È un modo nuovo di scoprirsi: ti lasci un po’ andare e accedi a lati di te che magari non avevi ancora avuto modo di esplorare.
Com’è cambiato il tuo rapporto con il tuo corpo grazie a questa disciplina?
Sicuramente il fatto di allenarmi in un gruppo composto in prevalenza da donne, e il fatto che per necessità bisogna essere più scoperte, ha avuto un impatto. Impari ad amare il tuo corpo e a sentirlo lavorare, in ogni singolo passaggio.
L’obiettivo, però, non è mai quello di accettarsi passivamente e dire “ah, sono così e mi accetto”, ma allenarsi a capire che possiamo sempre migliorare, partendo dal punto in cui siamo, senza stress o paranoie inutili.
Conclusione
Questa intervista, Dal tappeto alla pole dance: un viaggio di disciplina, ci ha insegnato che lo sport può essere molto più di una pratica fisica: è un percorso interiore di scoperta di sé, tra forza, consapevolezza e amore per il movimento.
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