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Il potere degli antichi egizi

Quella Egizia è stata una delle civiltà più affascinanti e misteriose della storia. Uno degli aspetti di maggior interesse di questo antico popolo è stato il suo rapporto con la religione e con la magia. La quotidianità in Egitto era permeata da una dimensione magica, rituale e religiosa. Ogni fenomeno naturale, ogni evento, ogni azione era in rapporto con il tutto e aveva un valore cosmico e spirituale. 

Per l’uomo moderno è impossibile comprendere pienamente la mentalità antica. La magia è qualcosa di estremamente lontano dalla nostra concezione del mondo. Essa viene ritenuta un retaggio oscurantista del passato, un ritardo culturale, una distorsione del pensiero che illudeva i nostri antenati di poter controllare e alterare la realtà in cui vivevano. 

Eppure l’intera struttura della nostra psiche, il nostro modo di pensare, di sognare, di percepire e d’intraprendere la realtà poggia le proprie fondamenta sul pensiero magico. Le nostre capacità creative, gli affetti, le risorse evolutive e autoterapeutiche di cui disponiamo appartengono alla sfera mitologico, rituale dell’ inconscio. 

Gli Egizi conoscevano bene la psiche, che aveva per loro un valore spirituale e non scientifico com’è per noi oggi. Sapevano che l’essenza profonda di ciascuno abita nascosta nelle profondità interiori. Per questo la coscienza ha bisogno prima di tutto di immergersi nell’ignoto e nel sacro. La magia ed i riti avvicinavano l’uomo alla propria anima, che per il mondo antico era in relazione con il Cosmo e con gli Dei. 

Il pensiero magico è la via per accedere alle parti più profonde e antiche della psiche, che non soggiacciono alle leggi dello spazio, del tempo, della logica e della casualità, che sono vicine al mondo dei sogni, delle favole, dei miti e in cui risiedono i poteri e le risorse creative del cervello.