Attualità

Haters e bulli, esiste veramente una differenza?

Chi di voi, oggi, non ha un profilo social?

Pochi. Forse, pochissimi.

E quanti di voi hanno ricevuto almeno un commento da un hater?

Penso tutti.

È di loro che vorrei parlare.

Cosa sono gli haters?

Inizio col dire che la parola “hater” deriva da “hate”, cioè “odio” in inglese. Quindi, se dovessimo fare la traduzione letterale, si possono dare diversi significati, tipo “odiatore”, “nemico”, “avversario”, “colui/colei che covano odio”, ecc…

Con l’avvento di Internet e dei social, la parola “hater” è entrata a far parte del gergo comune, di conseguenza si può attribuire una definizione generale:

“Gli haters sono delle persone che diffondono odio, utilizzando internet appunto, su una persona, un luogo, una cosa, un’idea, un concetto, un programma televisivo, un libro, un film, insomma proprio qualsiasi cosa. Non lasciano proprio niente. Tutto ciò che provoca loro odio viene inevitabilmente attaccato. Come si può ben immaginare, toccano anche temi più pesanti, come l’orientamento sessuale, la religione, il colore della pelle, possono infastidirsi perché una è considerata troppo bella o, semplicemente, ha dei difetti fisici, ecc…”.

Vi chiederete. Perché lo fanno?

Gli hater, la maggior parte delle volte, sono persone frustrate, prive di interessi che possano coinvolgerli, in qualche modo. Potrebbero anche essere senza lavoro, senza una vita sociale. Quindi sfogano le loro frustrazioni, mascherandosi dietro un pc o uno smartphone.

Hanno studiato a lungo la psicologia degli haters.

Sono arrivati alla conclusione che loro fanno così perché vogliono “schiacciare” la loro vittima, vogliono vederla cadere in basso, così da sentirsi più forti.

Il comportamento degli haters è da ricondurre ai “vecchi” bulli. Un po’ tutti, in età adolescenziale soprattutto, almeno una volta nella vita, ci siamo imbattuti in un bullo. Abbiamo sempre pensato che fosse il “forte” della situazione, ne avevamo paura, terrore. Molti di noi hanno anche accresciuto, in loro, un forte senso di frustrazione, di timore anche solo nell’incontrare quella persona, di incrociarla per strada. Parecchi si sono chiusi in sé stessi, altri hanno addirittura commesso comportamenti irreversibili per la loro vita.

Ma con l’avvento di Internet e dei social, i quali hanno permesso facilmente di diffondere qualsiasi cosa si pensi e si dica, le cose si sono “evolute”.

Ora, non ci mettono più la faccia, molto spesso non hanno neanche un nome o una foto riconoscibile. Sono dei numeri, impersonali, ma che hanno talmente tanta cattiveria che la sfogano sulla prima vittima che si imbatte sulla loro strada. La vittima in questione può essere chiunque, ma ha un particolare che può suscitare il loro odio.

Anche io, nel mio piccolo, ho i miei haters.

Loro sono coloro i quali mi giudicano sotto il punto di vista del mio fisico, principalmente.

Uso i social, nel mio privato, per condividere il mio percorso di dimagrimento, i miei articoli, i miei selfie. Possiamo aprire una parentesi sul fatto che questo possa essere giusto o sbagliato, ma non è questo il punto. Anche perché, quello che potrebbe essere giusto per me, potrebbe essere sbagliato per altri e viceversa.

Ma tengo tanto alla libertà di ognuno di noi. Qualora ciò che pubblico non fa del male a nessuno e non limita la libertà di qualcuno, non comprendo perché debbano insultarmi, offendermi, cercare di farmi sentire sbagliata. Sono questi atteggiamenti che cercano di limitare la mia libertà!

Ho un corpo curvy. Da sempre. Dopo tanti anni di lotte, l’ho accettato e continuerò a farlo, anzi, oggi, cerco anche di valorizzarlo. Per arrivare alla consapevolezza ed all’accettazione del mio corpo, ho dovuto intraprendere un percorso psicologico, non semplice e, sinceramente, anche molto doloroso.

Non mi sono fatta aiutare da nessuno, l’ho fatto e concluso da sola e, forse, questo l’ha reso ancora più difficile. Ho vissuto nell’era “il magro è bello!”, quindi potete solo immaginare il martirio di noi “ciccione”! Gli anni ’90/’00 erano caratterizzati da modelli di corpi all’apparenza perfetti, magri, senza curve. E tutte puntavano a quei modelli.

Chi aveva un po’ di ciccia in più, provocava i sorrisetti, le derisioni, gli insulti, di chi non mangiava pur di non avere quella ciccia. E, ovviamente, l’isolamento sociale era quasi d’obbligo, in questi casi. Sembrava quasi che si avesse una malattia infettiva e tutti ne prendevano le distanze. Senza contare chi, pur di far parte di un gruppo, iniziava ad insultare e deridere, come se loro non avessero difetti.

Ed oggi?

Oggi, questa pura cattiveria si è spostata sui social.

Ma, mentre prima non avevo una stabilità mentale tale da poter affrontare i bulli della situazione, ora il mio trattamento nei confronti degli haters è sicuramente diverso.

Ma c’è bisogno di farti vedere in costume?”

Per accettarti hai bisogno di mostrarlo sui social?”

Ma perché non ti copri?”

Perché devi mostrare per forza il tuo corpo?”

Ed hai bisogno dell’approvazione degli altri sui social per accettarti?”

Certo che bisogna accettarsi ma non facendo video in costume davanti lo specchio e divulgarlo”.

Ah ma quindi sei dimagrita?”

Ma ti sei vista?”

Credi davvero che sei bella?”

E tanto altro ancora.

Sottolineo che non mi creo più problemi, davanti a questa tipologia di situazioni.

Ho imparato che, purtroppo, l’invidia e l’insicurezza personale causano sempre sentimenti di ripudio verso chi si considera “diverso” . È pieno di persone che, per trovare un lumino dentro di sé, cerca di spegnere il sole negli altri. Ma sappiamo bene che il sole non si spegne!

L’invidia.

Quel sentimento che, insieme alla gelosia, provoca solo tanta tossicità. L’invidioso non vive bene, non riesce ad avere rapporti sani. Non riesce ad essere positivo, ottimista. Vive guardando i successi degli altri e ne soffre. È talmente soffermato sugli altri, che perde di vista sé stesso, la sua vita e ciò che potrebbe realizzare.

La maggior parte degli haters non sono altro che persone che non sono riuscite a realizzarsi nella vita, che non hanno degli obiettivi o non sono riusciti a raggiungerli. Quindi, invece di guardare ed imparare, iniziano a denigrare la loro vittima, cercando in tutti i modi di far scaturire in lei sentimenti negativi, tali da portarla all’emarginazione.

Niente di più sbagliato!

Teniamo conto che tutti coloro che giudicano non sono altro che persone che non hanno mai avuto una personalità, una vita realizzata e felice. È gente piena di insicurezze ed in grado di fomentare, in loro, sentimenti negativi. Tanti di loro sono, anche, manipolatori e narcisisti patologici, riconosciuti, quindi, come affetti da una sindrome a livello mentale.

Con questo non voglio assolutamente giustificarli! Anzi! So bene cosa potrebbero suscitare, a livello inconscio, soprattutto in chi ha iniziato ad intraprendere un percorso di accettazione di sé stessi e del proprio corpo, con tanto di difetti. Ma è inutile dare spago a queste persone. Potrebbe solo aumentare la loro cattiveria!

Seppur non si sente e non si vedono le conseguenze, in quanto non lascia lividi, escoriazioni o altro, gli insulti, le derisioni, le cattiverie sono, comunque, una forma di violenza. Non lascia segni, è più subdola e fa male tanto quanto uno schiaffo, un pugno, un calcio.

Così come ho più volte dato la mia disponibilità nei confronti di chi ha subito e subisce violenza, per accendere quella consapevolezza che quello che sta vivendo non è per niente giusto, nello stesso modo vorrei aiutare chi è vittima di haters o di bulli.

La violenza va combattuta, sempre ed a qualsiasi livello.

Forza!