IL SASSO DEL CUORE
Sono trascorsi cinque anni da quando, nel piccolo paese di provincia, circondato dalle montagne, avvenne un terribile incendio e le fiamme divorarono tutto ciò che poterono nel capanno per il ricovero degli attrezzi agricoli, di proprietà della famiglia di Alexa.
Quel giorno dopo la scuola, 5 ragazzini di età compresa tra i 13 e 16 anni si incontrarono, perché avevano un progetto, volevano regalare un sorriso a degli sconosciuti.
Avevano appreso sui social che negli ultimi anni sono nati alcuni gruppi di persone che si dedicano a disegnare sui sassi, delle piccole opere d’arte, per poi abbandonarli ovunque, con la speranza di riuscire a strappare un sorriso a chi li trovasse e poiché sul retro viene riportato il nome del gruppo che li ha prodotti, postando una foto su tale gruppo, si può sapere a chi porteranno fortuna.
Un’idea simpatica che piaceva anche ai loro familiari, che con l’intento di proteggere i ragazzi, ogni giorno gli offrivano l’opportunità di potersi ritrovare in un luogo riparato, per dedicarsi a questo nuovo hobby. Alexa, la più piccola del gruppo, con sua cugina Marta di due anni più grande, erano infatuate di Andrea, l’unico sedicenne del gruppo.
La gelosia di Alexa era evidente, ma tra frecciatine e incomprensioni, riuscivano ad essere un gruppetto affiatato.
Quando Andrea regalò a Marta la sua ultima creazione, cioè gli occhi sorridenti di una sirenetta con le labbra a cuore intente a lanciare un bacio, Alexa provò una fitta di dolore, come se il suo piccolo mondo le crollasse addosso.
Se ne andò in casa col cuore infranto e la rabbia in testa.
Pablo, Rosita, Marta e Andrea non ci fecero caso e continuarono nel loro lavoro, fino ad avere riempito un cestino di vimini con una quindicina di sassi decorati, pronti ad essere rilasciati in paese e sulla spiaggetta del fiume.
Il capanno degli attrezzi era dotato di un caminetto, per poterci lavorare
durante l’inverno.
I ragazzi, appena arrivati, avevano acceso il camino ed ora che dovevano andarsene, il fuoco oramai era solo brace, così uno alla volta uscirono e fu Andrea a controllare che il camino fosse realmente spento, ma appena si avvicinò con un attrezzo per disperdere la brace, forò qualcosa e vide la bomboletta della vernice trasparente che riversò una fiammata su di lui e in poco tempo Il capanno divenne una trappola mortale.
I ragazzi da fuori, udirono l’esplosione e le urla disumane del loro amico.
Cercando di rientrare per vedere cosa era successo, Pablo vide Andrea divorato dalle fiamme e l’ossigeno entrato da fuori, provocò una rapida fiammata che costrinse i ragazzi ad allontanarsi.
Poco dopo giunsero i soccorsi e i vigili del fuoco, ma per Andrea non c’era più nulla da fare.
I vigili del fuoco spensero l’incendio e la colpa ricadde proprio su Andrea, ipotizzando che avesse gettato lui quella dannata bomboletta, inconsapevole di ciò che avrebbe potuto provocare.
Questi cinque anni, portarono nei cuori dei ragazzi, una profonda e triste ferita sempre aperta.
Marta conservò gelosamente quel sasso che Andrea le aveva donato, come una reliquia, in bella vista sulla sua scrivania, in una teca per ripararlo dalla polvere e dal trascorrere del tempo.
Ogni 24 marzo, i ragazzi si riunivano per ricordare il loro amico, ed ora dopo 5 anni, le loro età variavano fra i 18 anni di Alexa e i 20 di Marta. Durante questi incontri, era consuetudine che Marta portasse il sasso dipinto da Andrea e che tutti posassero una mano su di esso a formare una torre di 4 mani, come fosse un abbraccio virtuale a colui che non c’era più.
Ognuno affidava al vento qualche frase che lo ricordasse e poi, era bello continuare la serata chiacchierando in tutta sincerità del decorso delle loro vite.
Il sasso restava lì con loro, sul tavolo, come se quello fosse il posto d’onore riservato al vecchio amico.
Alexa sorseggiando una bibita, lo guardò e vide una sirenetta triste con una lacrima che inumidì il sasso.
Si spaventò e si versò la bibita in grembo; chiese quindi agli altri se vedevano ciò che vedeva lei, ma nessuno vedeva cambiamenti, era sempre lo stesso sasso, con la stessa immagine.
Diedero la colpa alla suggestione e la serata continuò senza intoppi fino a quando rientrarono a casa.
Marta accompagnò Alexa a casa e come consuetudine, si fermò da lei la notte.
Entrarono e salutarono genitori e zii, poi si ritirarono in camera di Alexa.
Il sasso, nella sua teca, venne appoggiato da Marta sulla scrivania di Alexa, ed ora sì, vedeva ciò
che la cugina aveva descritto, ovvero una sirenetta triste con una lacrima che inumidì il sasso.
Spaventate e senza parole, le due ragazze poggiarono le loro mani sul sasso, e fu allora che Alexa ricordò, la fitta di dolore, il cuore infranto e quella rabbia nella testa, lei che correva in casa, ma prima di uscire dal capanno, gettava quella maledetta bomboletta di vernice nella brace del camino.
Le stesse sensazioni e la stessa visione di Alexa, le sperimentò anche Marta.
Si guardarono incredule, guardarono il sasso, che ora pareva mandare un bacio ad entrambe con gli occhi sorridenti ed il computer di Alexa si accese da solo e i tasti, premuti da due mani invisibili, composero la seguente scritta:
Perdonala, era solo poco più di una bambina, se ci sono riuscito io, lo puoi fare anche tu.
Il vostro Andrea.