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Rudeejay: da giovane DJ alle collaborare con Martin Garrix

Rudeejay: da giovane DJ alle collaborare con Martin Garrix

Hai iniziato la tua carriera nel 2002, a soli 16 anni. Cosa ti ha spinto a intraprendere il percorso da DJ così giovane?

Ho iniziato ad ascoltare in loop, già a 12 anni, le compilation della Deejay Parade e il programma Deejay Time su Radio Deejay.

Il tuo nome d’arte, “Rudeejay”, è un gioco tra “Rudy” e “DJ”. Come è nata questa scelta?

Per lo stesso motivo di prima: volevo sottolineare il legame con DEEJAY Time e la DEEJAY Parade, senza i quali, davvero, non sarei qui oggi.

Hai menzionato l’influenza di “Deejay Time” su Radio Deejay negli anni ’90. In che modo quel programma ha plasmato il tuo stile musicale?

Nella dinamicità e varietà con cui venivano proposti i brani: c’è spazio per tutto, l’importante è saper creare un percorso lineare e coerente.

Hai collaborato con artisti come Tiësto e Martin Garrix. Come sono nate queste collaborazioni e cosa hai imparato da esse?

Sono nate grazie ai bootleg e mashup che ho realizzato insieme ai miei amici Da Brozz. Ho imparato che i veri grandi, come Tiësto e Martin Garrix, sono anche i più umili.

Il tuo brano “The Rhythm Is Magic” ha superato il milione di visualizzazioni su YouTube. Ti aspettavi un successo del genere?

Certamente, perché l’etichetta che lo ha pubblicato ha riconosciuto subito la qualità del brano: quando c’è il supporto della casa discografica, c’è tutto.

Hai recentemente pubblicato “Party Pioneers” con NOYSE. Puoi raccontarci come è nata questa traccia e cosa rappresenta per te?

È nata per concretizzare in musica il credo che ho riguardo alla crescita di NOYSE: non a caso, è uscito da poco il follow-up di “Party Pioneers”, intitolato “Loner”.

Hai partecipato a eventi internazionali come il Miami Music Week. Quali sono le differenze principali tra la scena musicale italiana e quella internazionale?

Purtroppo, oggi all’estero la scena dance continua a riservare uno spazio nel mainstream, cosa che in Italia si fa sempre più fatica a vedere.

Hai espresso il desiderio di tenere conferenze TED per ispirare altri nel settore musicale. Quali temi ti piacerebbe affrontare in quel contesto?

L’importanza della gavetta e la futilità dei numeri sui social.

Durante la pandemia, hai sottolineato l’importanza di prendersi delle pause. Come hai gestito quel periodo e cosa hai imparato su te stesso?

Ho imparato che prendersi del tempo permette di avere una visione più chiara e di fare scelte ponderate, cosa fondamentale in un settore che corre alla velocità della luce.

Il tuo setup attuale include Technics SL-1210 e Pioneer CDJ-2000NXS2. Come scegli l’attrezzatura con cui lavori e quanto incide sul tuo sound?

Scelgo in base all’esperienza; infatti, oggi i CDJ-2000NXS2 sono stati sostituiti dai CDJ-3000! Più l’attrezzatura risponde alle mie esigenze, migliore sarà il mio set.

Hai iniziato con un mixer Vestax e giradischi di marca sconosciuta. Quanto è cambiato il tuo approccio tecnico da allora?

Non molto, in realtà: metto sempre la dinamica al primo posto, da sempre!

Cosa consiglieresti a un giovane DJ che vuole emergere oggi?

Di crearsi un proprio suono e di non avere fretta.

Se potessi esibirti in qualsiasi festival al mondo, quale sceglieresti e perché?

Tomorrowland, perché è il sogno di chi mi segue da anni.

Quali sono i tuoi prossimi progetti o sogni nel cassetto che puoi condividere con noi?

Arrivare mentalmente e fisicamente in forma alla fine di un tour estivo appena iniziato, con 50 date in 90 giorni!

Redazione The Digital Moon

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