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Geopop: la scienza a comando

Geopop, la scienza a comando,

bufale, censura e “debunking” al servizio del pensiero unico

di Anti-Mainstream Eagle of Freedom

C’è chi fa divulgazione scientifica. E poi c’è chi interpreta la scienza come un dogma da difendere a spada tratta, censurando tutto ciò che minaccia lo status quo. In questa seconda categoria rientra perfettamente Geopop, la nota pagina italiana che – tra video, reels, podcast e collaborazioni accademiche – si propone come portabandiera del sapere oggettivo. Ma a ben guardare, la realtà è ben diversa. Geopop non divulga: normalizza, ridicolizza, semplifica fino al grottesco, e soprattutto scredita sistematicamente ogni voce dissonante.

Negli ultimi due anni, il canale ha inanellato una serie di “debunking” talmente forzati da sembrare a tratti parodie involontarie della scienza ufficiale. Il tutto con il sostegno implicito di università, istituti meteorologici e canali mainstream, sempre pronti ad applaudire. Ma oggi, The Digital Moon riporta l’attenzione sui fatti, smascherando le manipolazioni più evidenti firmate Geopop su clima, UFO, 11 settembre, scie chimiche e altro ancora.


Clima e geoingegneria: negare l’evidenza, un grammo alla volta

Uno dei cavalli di battaglia di Geopop è il “fact-checking” sulle cosiddette scie chimiche. In numerosi video e articoli, il canale ha liquidato tutto il tema come “bufala per complottisti”, ribadendo che gli aerei rilasciano solo scie di condensa e nulla più. Ma la realtà scientifica è ben più complessa.

Numerosi studi internazionali, alcuni pubblicati persino su Nature e Science, confermano l’esistenza di programmi di geoingegneria atmosferica, tra cui la Solar Radiation Management (SRM) e il rilascio di aerosol contenenti solfati o particolati metallici per riflettere la luce solare. Il MIT e l’Università di Harvard hanno persino cofinanziato progetti sperimentali (come il SCoPEx) che prevedono il rilascio di particelle nella stratosfera.

Ma per Geopop tutto questo non esiste. Si preferisce screditare chiunque osi menzionare l’argomento, senza mai citare né nomi, né paper, né finanziamenti. Il classico metodo “da prestigiatore”: non guardare qui, guarda là.


UFO e UAP: quando perfino il Pentagono è più onesto di Geopop

Nel 2023 e 2024, il mondo ha assistito a una delle più grandi ammissioni pubbliche della storia recente: il governo statunitense, tramite il Department of Defense e l’agenzia AARO, ha confermato l’esistenza di oggetti volanti non identificati con caratteristiche di volo impossibili per la tecnologia conosciuta. Piloti militari e ufficiali dell’intelligence hanno testimoniato sotto giuramento, davanti al Congresso, parlando di tecnologie non umane e recuperi di velivoli schiantati.

E Geopop? Zitti. Oppure, nel peggiore dei casi, video in cui si “spiegano” i video dell’US Navy con palloni meteorologici o “illusioni ottiche”. Una vera e propria presa in giro dell’intelligenza collettiva, che ignora decine di documenti desecretati e testimonianze verificate da organi ufficiali.

Siamo al punto in cui la versione più razionale è ormai quella “complottista”, mentre chi si ostina a negare anche l’evidenza viene smascherato come complice della disinformazione sistematica.


11 settembre: il peggior scivolone di Geopop

Se c’è un contenuto che resterà nella storia della contro-divulgazione italiana, è il famigerato video di Geopop sul crollo delle Torri Gemelle. Il canale ha tentato di “dimostrare scientificamente” che la caduta in verticale delle torri è dovuta al calore del kerosene, senza neppure menzionare Building 7, il grattacielo crollato in caduta libera senza essere stato colpito da alcun aereo.

Un “debunking” imbarazzante, che ignora completamente i lavori dell’Architects & Engineers for 9/11 Truth, le analisi di esperti in demolizioni controllate, e perfino il rapporto del NIST – già ampiamente criticato per omissioni e manipolazioni. Geopop non tocca mai il tema della termite militare ritrovata nelle polveri, né quello delle esplosioni uditive testimoniate da centinaia di soccorritori.

Tutto ridotto a un cartoon di dinamiche strutturali, buono per anestetizzare chi non ha mai letto un’inchiesta seria sull’attacco che ha cambiato la geopolitica mondiale.


Il caso Malanga e la piramide di Cheope: ridicolizzare l’anomalia

Altro esempio emblematico: il caso della presunta anomalia elettromagnetica sotto la piramide di Chefren, rilevata dal fisico Filippo Biondi usando tecnologia SAR peer-reviewed. Geopop ha subito prodotto contenuti ironici, definendo il caso “una nuova bufala di internet”, omettendo del tutto che il metodo di rilevazione fosse scientificamente accettato e utilizzato anche per studi archeologici in altri contesti.

Questa è la vera cifra stilistica di Geopop: deridere il fenomeno prima ancora di studiarlo, infangare nomi e teorie alternative senza fornire mai una vera contro-analisi tecnica. La parola d’ordine è una sola: mantenere il pubblico “dentro il recinto”, spaventato da tutto ciò che esce dalla narrazione ufficiale.


La funzione reale di Geopop: gatekeeper e manipolatori dell’immaginario

Geopop, oggi, non fa divulgazione: è un servizio editoriale mascherato da scienza, utile a garantire che le nuove generazioni non sviluppino spirito critico ma si adagino in una comoda tecnocrazia ideologica.

Cosa NON vedremo mai su Geopop:

  • Le implicazioni reali delle tecnologie HAARP
  • L’esistenza di brevetti militari su manipolazione climatica
  • Le operazioni false flag nella storia recente
  • Gli esperimenti di DARPA sulle onde cerebrali
  • I legami tra Big Pharma e istituzioni di controllo

Non lo vedremo perché Geopop non può permetterselo. La sua sopravvivenza editoriale dipende da sponsor, università e apparati che tollerano la scienza solo finché è utile al controllo.


Conclusione: smascherare la pseudo-divulgazione è oggi un dovere civile

In un’epoca in cui l’informazione è sempre più centralizzata, piattaforme come Geopop non sono parte della soluzione, ma strumenti del problema. Ridono dei “complottisti”, ma non hanno mai avuto il coraggio di mettere in discussione il potere. Pretendono rigore, ma ignorano ogni dato che disturbi la narrazione.

Per questo, chi cerca davvero la verità deve imparare a diffidare delle certezze prefabbricate, a rimettere in discussione ogni “spiegazione semplice” e soprattutto a studiare le fonti alternative. Perché, come diceva George Orwell, “in tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”.

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