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Dal Marketing alla Storia: Il Viaggio di Cadaverika Storica

Dal Marketing alla Storia: Il Viaggio di Cadaverika Storica

Come è nata l’idea di creare Cadaverika Storica e cosa ti ha spinto a condividere temi storici sui social?

Cadaverika Storica è nata da un bisogno: quello di raccontare la storia in modo meno accademico e più umano, più vicino a una chiacchierata tra amici.
Un po’ come faceva mio nonno con me.
Da bambina gli chiedevo in continuazione di raccontarmi cosa aveva vissuto durante la Seconda guerra mondiale o di quello che aveva visto nei suoi viaggi.
Ero affascinata da quei racconti e dalle foto che mi mostrava, quindi mi sono detta: “perché anche io non posso condividere con altri quello che so e che conosco come se ci trovassimo davanti a un caffè?!”.

In che modo la tua formazione umanistica ha influenzato il modo in cui affronti e racconti la storia sui social?

La mia formazione mi ha dato strumenti per approcciarmi ai testi storico-letterari e leggere tra le righe, per connettere eventi, personaggi e contesti.
Soprattutto mi ha insegnato a rispettare la complessità, anche quando la traduco in forma pop sui social.

Perché hai scelto di usare un tono leggero e ironico per trattare argomenti storici spesso considerati complessi o noiosi?

Perché vorrei che chiunque possa avvicinarsi alla storia, spesso considerata un argomento noioso con tante date da ricordare, ma che nasconde nel suo cuore gli aspetti di ciò che siamo oggi.
Credo che se Enrico VIII fosse solo una data da ricordare, non sarebbe così popolare!

L’ironia non banalizza, se usata bene.
Siamo continuamente bombardati da trash, che vende tantissimo, ma ogni figura trash con protagonista un vip è già accaduta a qualche altro “vip” del passato.
La storia è maestra, anche in questi casi, sempre.

Come hai combinato il tuo lavoro nel campo del Marketing e della Comunicazione con la passione per la storia?

Cadaverika Storica è nata proprio da questa combo.
Ho unito le basi del mio lavoro, la mia formazione accademica e la mia passione; è un po’ come se fosse la mia creatura di Frankenstein.
Ho messo la conoscenza dei social al servizio della storia e ho deciso di usare i reel, perché abbiamo tutti quei 2 minuti in attesa alle Poste o del bus per “scrollare” contenuti sui social, ma in questo caso il video ti fa scoprire anche qualcosa di nuovo, accresce il tuo sapere e, spero, porti a una riflessione personale sull’argomento.

Quali sono state le sfide più grandi nel trasformare argomenti storici in contenuti coinvolgenti e accessibili?

Trovare il giusto compromesso tra leggerezza e rispetto di figure ed eventi.
Banalmente anche parlando della pessima salute di Carlo II di Spagna in modo ironico, si deve comunque considerare che, per quanto noi possiamo percepirlo lontano nel tempo, è stato un essere umano che ha sofferto molto.

Inoltre, cerco sempre di far comprendere che analizzare un argomento con l’ottica odierna è errato, nonostante sia una cosa che tendiamo naturalmente a fare.
Tuttavia, dobbiamo sospendere un attimo le nostre conoscenze e metterci nei panni di quelle persone, con le convinzioni e le prassi sociali del tempo.

Altra sfida personale è stata uscire dalla mia “comfort zone” mettendoci la faccia (e la mia “R” soprattutto).
Infine, cercare di non essere boriosa; la storia è infinita, ma l’attenzione delle persone no!

C’è stato un momento o un episodio particolare che ti ha fatto capire di aver trovato il tuo stile unico con Cadaverika Storica?

Sì, quando feci i primi video sull’igiene a Versailles, che trattavano l’argomento in modo divertente, dando comunque info sulla società del tempo.
Ho pensato: “io sono così, a tratti un po’ ‘il De Sica cinepanettoniano’. Perché nascondere questo mio lato nei video?!”.

Volevo che il mio stile non fosse un tone of voice costruito a tavolino, ma che riflettesse chi sono davvero, senza fronzoli.

Come reagiscono i tuoi follower e il pubblico a questo modo originale di parlare di storia?

Io amo la mia community, devo tutto a loro.
Sono sempre entusiasti, mi scrivono in direct per commentare i reel o consigliarmi argomenti che vorrebbero io trattassi (devo dire che sono molto preparati!).

Sono anche persone profonde e affettuose: è capitato che mi siano stati vicini in un periodo difficile, una cosa che ho apprezzato tantissimo e che mi ha lasciato piacevolmente stupita.

Quali sono i tuoi obiettivi futuri per Cadaverika Storica? Hai qualche progetto speciale in cantiere?

Ho tanti sogni che spero diventino progetti concreti.
Innanzitutto vorrei far crescere Cadaverika Storica e non limitarmi solo a Instagram e TikTok… magari con un podcast, chissà.

In ballo ho anche un progetto da realizzare con mio nonno.
Vorrei che le persone possano ascoltare quelle storie con cui sono cresciuta e al tempo stesso che i suoi ricordi possano essere ascoltati anche dalle future generazioni.
E chi può dirlo… un libro?

Che consiglio daresti a chi vorrebbe condividere la propria passione per la storia sui social, ma non sa da dove partire?

Innanzitutto: non registrare di notte che la memoria e il sonno giocano brutti scherzi sull’esposizione (io lo faccio e si vede, ahahah).
Inizia con una storia o una figura che ami e falla tua.
Trova il tuo tono, quello che ti fa sentire autentico senza snaturarti.

In che modo pensi che il tuo lavoro possa contribuire a rendere la storia più interessante e accessibile a tutti?

La storia non è solo quella che trovi nei manuali, ma ciò che ci spiega da dove veniamo.
Arrivare a tutti e anche alle nuove generazioni, rendere la storia qualcosa di “figo” per me è già una vittoria.

I social hanno un grande potenziale, sono una macchina di comunicazione e condivisione.
Il mio lavoro su queste piattaforme può permettere alla mia community di approcciare meglio il presente imparando dal passato, conoscere chi eravamo, chi siamo oggi e perché siamo/agiamo così.

Inoltre, perché non tirare fuori una curiosità storica particolare in quella chiacchierata tra amici o a un’interrogazione di storia?!
Nel primo caso potrebbe portarti un sorriso, nel secondo un voto più alto.

Redazione The Digital Moon

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